In fondo ci eravamo affezionati. Erano folkloristici e certi erano pure simpatici visto che la ricerca dell’effetto “dinamicobrillante- determinato-ma-infondo- uno-come-voi” a volte dava risultati divertenti. Ma è inesorabilmente arrivato il momento di mandarli in pensione: non vorremo mica perdere ancora tempo e risorse a mettere su i manifesti elettorali e relative plance, che poi bisogna pure smontarle?
Quando a termini di legge sarà ora di posizionarle, i candidati li avremo già visti migliaia di volte sui social network, in foto e in video. Magari al loro manifesto ci passeremo di fianco senza neanche notarli, impegnati come saremo a leggere sul telefonino il loro ultimo post.
Già alle ultime regionali molti spazi sono rimasti vuoti, perché insistere? Il destino dei cari vecchi manifesti è ormai segnato. E prendiamo il loro pensionamento come un passo verso quella modalità con la quale un popolo moderno e civilizzato dovrebbe poter eleggere oggi i suoi rappresentanti: i “mi piace” su Facebook.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini