Forse l’avrò già citata in passato, ma la storia “Zio Paperone e i campi galleggianti” (Topolino n° 1312 e 1313 – gennaio 1981) continua a confermarsi di grande attualità. In uno dei suoi famosi colpi di genio Zio Paperone allestisce due zatteroni da trainare in mezzo al mare, uno con sabbia e ombrelloni e l’altro con terra da coltivare: come animazione ai turisti non si propongono infatti balli di gruppo, ma gare di zappatura. La storia mi è tornata in mente vedendo il progetto di un maxi parco acquatico galleggiante proposto da un gruppo di bagnini riminesi. Il ragionamento di fondo è lo stesso: spostare metri quadri sull’acqua (che magari non si paga l’Imu, ma in qualche modo ci arriveranno).
Ma apre anche a nuove interessanti prospettive alla luce della questione Bolkenstein e del rischio per i balneari italiani di perdere le proprie spiagge che come noto, secondo i dettami europei, andrebbero messe all’asta in quanto bene demaniale pubblico. Se le spiagge andassero in mano ad altri imprenditori, perché non ispirarsi alla soluzione di Zio Paperone? In mezzo al mare ci stanno le trivelle, perché non potrebbero starci pure spiagge galleggianti?
Solo in un particolare la storia non è più attuale: l’invidioso Rockerduck sabota i collegamenti radio delle zattere il cui equipaggio non può più essere aggiornato sul meteo e prende le rotte sbagliate. Oggi non servirebbe nessun sabotaggio: per incasinarsi col meteo basta un telefonino.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini