Gli alieni parlano? Stop alle invasioni extraterrestri cinematografiche, si torna a riflettere sulle possibilità di comunicazione con civiltà di altri mondi in questo bel film di Denis Villeneuve (che tornerà presto con il sequel di <+cors>Blade Runner<+testo>) scritto da Eric Heisserer dove l’umanità assiste all’arrivo di dodici singolari “gusci” provenienti dallo spazio e dislocati in varie parti del globo terrestre. Un’esperta di linguaggio (Amy Adams) e uno scienziato (Jeremy Renner) si cimentano nell’arduo compito di comunicare con gli alieni, mentre i governi del mondo si sentono sempre più minacciati, incapaci di comprendere il senso della venuta degli UFO. <+cors>Arrival<+testo> è prima di tutto un film sul linguaggio e sulla comunicazione, con il dialogo sempre meno intenso ed emotivamente più freddo, senza contare la mancanza di confronto sostituita da chiusure sempre più radicali da parte degli esseri umani (il film centra in pieno il bersaglio quando i leader delle nazioni iniziano a disconnettersi per decidere in autonomia la guerra, stanchi di attendere il responso dalle difficili comunicazioni tra terrestri ed alieni).
Ma c’è anche il rapporto con il tempo e la memoria e una sorpresa finale che vira il film verso il filosofico.
Niente “guerre stellari” ma dialogo su codici linguistici differenti, per una comprensione reciproca che sembra sfuggire e che invece si delinea man mano nella reciproca fiducia. Alieni eleganti (con efficaci effetti sonori) e “stilizzati” e umani sorpresi: <+cors>Arrival<+testo> risulta piuttosto avvincente, con lo scontro tra scienza ed emozione, tra raziocinio e istinto, dove gli uomini al comando (nel cast anche Forest Whitaker) perdono la capacità di ragionare e si spingono verso il baratro senza via di ritorno del conflitto.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani