Non ama essere definito musicista, preferisce cantautore. Scrive canzoni e le canta accompagnandosi con la sua amata chitarra, nel perfetto stile cantautorale. Classe 1958, riccionese, coltiva fin da ragazzino la passione per la musica.
Ci tiene ad essere conosciuto come colui che produce canzoni non comuni, perché suscitano riflessione. Ci ha raccontato che i tempi sono cambiati, ora c’è meno attenzione alla creatività dei cantautori come lui.
Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Manlio Santini, che si è raccontato a 360 gradi, parlando tra le altre cose della sua esperienza come direttore di un coro gospel.
Riavvolgiamo il nastro…
“Presi in mano la mia prima chitarra nel 1971, perciò sono 45 anni che suono. Mi avvicinai alla musica in parrocchia, avevo l’esempio di persone più grandi di me. Sono cresciuto con Battisti, Bob Dylan e De Gregori.
Non ho mai fatto studi musicali organici, ho iniziato scrivendo canzoni e tutt’ora compongo. Dal 1994 al 2004 ho vissuto una bellissima parentesi come direttore del coro gospel ‘Pastigliewalda’”.
Parlaci di questo decennio con il gospel…
“Esperienza bellissima, molto formativa. Io mi occupavo di arrangiamento, polifonia e scrittura musicale. Davanti a me avevo un gruppo di ragazze che all’epoca erano trentenni. Il nome del coro richiama le pastiglie per la voce, voleva essere divertente e non ricercato. Come genere s’iniziò col gospel, per poi spaziare. Eravamo un ‘gruppo da strada’ radicato a Riccione, che però si fece conoscere e non poco. Lo zoccolo duro era di San Lorenzo, ma siamo andati oltre, per esempio partecipando ad un concorso nel nord Italia, dove arrivammo terzi. Grazie ad Alberto Cenci, colui che ha ‘portato’ il gospel a Riccione, nel ’96 aprimmo ad Ancona un concerto agli Mnogaja Leta, un famoso trio milanese”.
E dal 2004 quali momenti restano indelebili?
“Ho ripreso a produrre canzoni per me stesso, suonando ogni tanto con amici e amiche. Vi racconto esperienze recenti, alle quali tengo particolarmente. Nel 2014, la notte di San Lorenzo, la Biblioteca Comunale di Riccione organizzò una serata culturale nella quale io aprii la lettura di poesie di grandi autori, tra cui Davide Rondoni, poeta contemporaneo tra i più importanti a livello nazionale.
In occasione dell’Anno Santo della Misericordia, con i ragazzi della parrocchia Mater Admirabilis di Riccione, abbiamo organizzato uno spettacolo teatrale, intitolato <+cors>Luca 15<+testo_band>: si basava sulle mie canzoni e su un testo poetico di Andrea Parato, poeta riccionese. E così a novembre 2015 abbiamo inscenato la parabola del Padre Misericordioso. Nel corso dell’Anno Santo ci sono state altre due date: settembre 2016 a San Lorenzo in Correggiano e a novembre 2016 a San Martino di Riccione. In entrambi i momenti, gli attori erano i ragazzi ospitanti. Per marzo-aprile 2017 è già in programma un’altra rappresentazione.
Spendo due parole per altre due iniziative alle quali ho partecipato. L’anno scorso a marzo ho suonato alla presentazione del rapporto annuale delle povertà della Caritas diocesana, alla presenza del sindaco e del vescovo. Sempre nel 2016 e sempre a marzo, ho avuto la fortuna di essere presente ad un evento sulla non violenza del ciclo di conferenze «Beati gli operatori di pace» tenutosi all’Oratorio degli Artisti’ a Rimini”.
Essere cantautori oggi: un’impresa non semplice vero?
“Di certo non mi identifico nei tempi attuali, nella musica attuale. Una volta non era necessario che facessi promozione, semplicemente con il passaparola andavo a suonare a destra e a manca. Negli anni ’80 c’era un clima culturale vivo e vivace. Mi chiamavano l’Azione Cattolica, l’Arci. C’erano i luoghi, le organizzazioni e l’attenzione giusta. Ora, vedo solo musica d’intrattenimento, musica da osteria.
Le mie canzoni toccano tematiche sociali, problemi d’attualità, insomma aiutano la riflessione.
Neanche a dirlo, la musica è e sarà sempre una bellissima passione, ma pur sempre una passione. Io sono responsabile tecnico degli impianti di assistenza al volo del traffico aereo. Mi occupo di tutta l’area della Romagna, Forlì, Ravenna e Rimini”.
Tommaso Mazzuca