“Cari sposi siamo qui riunti… Parole di un prete agli sposi nel giorno del loro matrimonio”. È il titolo di un libretto di 80 pagine che don Paolo Donati ha voluto donare come ricordo di un bel cammino fatto insieme a tante giovani coppie come parroco di Sant’Andrea dell’Ausa (Crocifisso). Il volumetto non ha le caratteristiche della diffusione di massa, quanto quelle del dono personale. Infatti ne sono state stampate, nelle edizioni de il Ponte, meno di un centiniaio di copie, cosa possibile oggi grazie all’editoria elettronica. L’iniziativa ci ha incuriositi e ne abbiamo parlato con l’autore.
Don Paolo, com’è nata l’idea di un libro che raccogliesse le omelie di matrimonio?
“Principalmente dal fatto che avevo scritto un certo numero di omelie per i matrimoni, mentre ero parroco al Crocifisso e ho pensato di lasciarle come ricordo ai parrocchiani (è l’unica cosa che ho scritto loro, insieme alla lettera di saluto pubblicata sul giornalino. Quella però è stata stampata in 3000 copie e ha avuto più di ottomila contatti sulla pagina Facebook della parrocchia, mentre il libretto delle omelie l’ho diffuso in 70 copie …)”.
Come prepari un’omelia prima di un matrimonio?
“Di solito tengo presenti due riferimenti: le letture della Messa e le persone degli sposi, poi lascio andare il pensiero e cerco di annotare al computer le idee così come vengono. Non sempre, però, scrivo quello che ho in mente, anzi sono poche le volte in cui metto per iscritto le omelie”.
Quanto tempo ti occorre?
“Dipende. Per scrivere un’omelia ci metto due o tre ore, per pensarla un po’ meno”.
Privilegi le letture o te ne servi per interventi a più ampio raggio?
“Cerco di rimanere aderente alle letture, ma leggendole nella prospettiva del matrimonio cristiano e della vita degli sposi”.
Quanto durano le tue omelie? Se vedi che cala l’interesse e la palpebra tiri diritto o tagli?
“Quando le scrivo, durano abbastanza poco (meno di 10 minuti). In generale le persone riescono a “sopportarle bene” (forse perché sono abituate …). Comunque, se mi rendo di essere troppo lungo, cerco di concludere”.
Sono omelie a giovani dei tuoi gruppi. Dunque si può ritenere che negli anni le stesse persone abbiano partecipato a più matrimoni. Come ricarichi la creatività per non essere ripetitivo?
“Devo dire che non mi sono posto questo problema, perché ogni volta che facevo un’omelia cercavo di rivolgermi agli interessati e meno al gruppo degli amici in generale. In ogni caso i matrimoni che ho celebrato erano abbastanza distanziati nel tempo e quindi le persone riuscivano a dimenticare le omelie del matrimonio precedente! Mi sembra tuttavia che la novità non consista tanto nel dire sempre cose nuove, ma nel dire le cose che si credono. Inoltre penso che conti molto il riferimento a letture diverse e alla diversità degli sposi”.
Ti servi di strumenti particolari? Hai qualche testo di riferimento?
“Non ho testi di riferimento particolari, ma avevo raccolto alcuni testi che mi sembravano adatti anche per i matrimoni. In alcuni casi ho provato a comporne qualcuno io”.
Visto il successo (almeno fra i preti sempre alla ricerca di idee), a quando un libretto con le omelie dei funerali?
“Qualche omelia per un funerale l’ho anche scritta, ma penso occorrerà del tempo prima di farne un libretto … Nel frattempo dovrete accontentarvi di queste. Buona lettura!” (GvT)