“Un italiano su cinque ha fiducia nello Stato, inteso nel suo complesso. Uno su dieci nel Parlamento e solo il 5% dei cittadini ha fiducia nei partiti, mentre il due per mille (che tutti possiamo scegliere di destinare ai partiti nella nostra dichiarazione dei redditi) viene scelto solo dal 2% dei contribuenti. E l’Italia non è affatto un’anomalia nel panorama mondiale. “Quello che è palese a tutti è la crisi della democrazia rappresentativa moderna”. Lo ha detto Fabio Bordignon, docente di Scienze politiche all’Università di Urbino, membro di Polis e ricercatore del centro statistico Demos, durante l’incontro Cittadinanza attiva: i modelli di democrazia e partecipazione oggi, inserito all’interno del corposo e interessante ciclo “La città che ci sta a cuore”. Bordignon ha cercato di spiegare le ragioni di questa crisi sotto i colpi di quelli che sono stati chiamati “vari populismi”, appunto diversi in varie parti del mondo ma concordi nella critica alla democrazia rappresentativa. Allo stesso modo una gravissima crisi attanaglia i sindacati, le associazioni del lavoro e soprattutto i partiti. Recentemente Demos ha pubblicato una ricerca dove si sottolinea che un cittadino su due pensa che la democrazia possa vivere benissimo anche senza i partiti. Sia Berlusconi all’inizio della sua storia politica sia il M5S hanno rifiutato l’etichetta di partito politico. I modelli sono diventati la democrazia del leader che ha rapporti col cittadino senza l’intermediazione del partito e anche un modello più orizzontale, con il popolo che torna protagonista attivo nella decisione politica attraverso uno strumento (che per la verità è piuttosto vecchio ma tornato ora molto di moda) come il referendum. Per descrivere questa comunanza Bordignon ha fatto l’esempio dei “grillini”, dove, ha detto “un voto vale uno, ma il proprietario e padrone del Movimento resta tuttavia il duopolio Grillo-Casaleggio. Nel PD di Matteo Renzi, invece, mentre la base sembra allargarsi oltre agli iscritti con gli elettori (primarie), resta la personalizzazione del capo-segretario”. Questa contaminazione (orizzontale-verticale) non è un fenomeno solo italiano. In Usa, per esempio, durante il voto per il Presidente si sono svolti anche, in vari Stati, circa 200 referendum e sempre negli Stati Uniti, da quindici anni a questa parte, i referendum votati sono stati 2.000. In Italia Renzi è caduto per un referendum solo da poco più d’un mese mentre l’anno scorso a cadere, sempre per un referendum (sull’adesione all’Unione Europea) è stato il premier inglese Cameron. Insomma, come lo stesso Bordignon ha rilevato, non è difficile scorgere i segnali di una grave crisi della democrazia, in Europa soprattutto. È sulla risposta che si balbetta anche quando ci si schiera contro razzismo e regimi o dittature mettendo sempre in mezzo la democrazia. Risposta, che all’incontro perlomeno sé incominciato a intravvedere negli interventi di Cristian Lami per il Tavolo del Lavoro e di Maria Carla Rossi e Carlo Pantaleo per l’Emporio solidale, il supermercato nato a Rimini nel giugno 2016 dove si fa la spesa non con denaro, ma con buoni e si accede tramite segnalazioni della Caritas. Si tratta di un aiuto transitorio non solo per i pasti, ma anche nella ricerca di un lavoro a cui in questi sei mesi hanno attinto 1.135 assistiti.
Sono invece dieci anni che esiste il Tavolo del Lavoro, ma fornire dei dati non è semplice. Si può dire che su Facebook è stato costituito un gruppo chiuso di 450 partecipanti che pubblica richieste e offerte di lavoro. Ha spiegato il presidente Cristian Lami che “il Tavolo è una rete che in primo luogo cerca di far crescere la consapevolezza del valore della persona anche oltre e al di là del suo bisogno di occupazione e che mette al centro la persona. Come Tavolo l’atteggiamento assistenzialistico non fa parte di noi. Aiutiamo sì a compilare curriculum e a presentarsi ai colloqui adeguatamente, ma tutto deve nascere dalla persona”. Per spiegare il concetto Lami ha citato don Luigi Giussani che nel libro L’io, il potere e le opere, a proposito della cultura della responsabilità dice: “che deve mantenere vivo quel desiderio originale dell’uomo da cui scaturiscono altri desideri e valori: il rapporto con l’Infinito, che rende il soggetto vero e attivo nella storia. E perciò quello che è fondamentale nell’uomo è quello che io chiamo desiderio. Il desiderio è la scintilla che accende il motore. Tutte le mosse umane nascono da questo dinamismo costitutivo dell’uomo. Il desiderio accende il motore dell’uomo”.
Serafino Drudi