“Quindici anni di comunione”, così si intitolava un quadernetto uscito nel 1992 per le edizioni de il Ponte, per ricordare la collaborazione pastorale realizzata fra le diocesi di Rimini e di La Guaira, in Venezuela. Una collaborazione iniziata nel 1977 e ufficialmente chiusa nel 1992 col rientro dell’equipe dei tre sacerdoti missionari.
Se terminava il rapporto particolare con La Guaira, non si concludeva però la collaborazione con la Chiesa Venezuelana: don Aldo Fonti, infatti, ha continuato ancora per molti anni il suo lavoro nella Conferenza Episcopale Venezuelana, nell’ambito specifico della pastorale familiare e anche come segretario della Conferenza stessa.
Perché oggi torniamo con la memoria a quei tempi? L’occasione è la nomina cardinalizia di monsignor Baltazar Porras, arcivescovo di Merida, per tanti anni legato nel lavoro in Conferenza con don Aldo.
“Con monsignor Porras– racconta don Aldo – la collaborazione è iniziata da subito: lui presidente della Commissione famiglia e io direttore. Ci incontrammo per la prima volta a Macuto, sul litorale di Caracas, e da quell’incontro nacque l’iniziativa più bella e duratura per la famiglia in Venezuela: l’abbraccio in famiglia”.
Poi la collaborazione istituzionale è diventata un’amicizia fraterna, una condivisione di vita.
“Monsignor Porras viaggiava spesso all’estero e approfittava della nostra vicinanza all’aeroporto per fermarsi da noi, preti di Rimini, quando la coincidenza degli aerei lo costringevano a lunghe attese. Non si preoccupava della povertà e semplicità della nostra casa, ma sembrava che la vita del barrio gli fosse connaturale, coi suoi rumori e col suo sovraffollamento”.
Con monsignor Porras don Aldo ha vissuto anche le ore drammatiche del golpe ai danni di Hugo Chavez, l’allora presidente del Venezuela.
“In quella notte fu lo stesso Chavez, che poi smentì, a richiedere l’intervento della Conferenza Episcopale in suo favore, il presidente della quale era proprio Porras. Abbiamo ottenuto dai golpisti l’espulsione del Presidente-dittatore dal Paese per evitargli una tragica fine. Spento e fallito il golpe in due giorni, Chavez rientrò in Venezuela, dimenticando totalmente anche il minimo senso di gratitudine e attaccando ferocemente la Chiesa e in prima persona il vescovo Porras”.
Oggi quel vescovo, “spaventa passeri in sottana nera” come l’aveva chiamato Chavez, è diventato cardinale. Sicuramente per i suoi meriti e la sua tenacia, ma forse anche per un segnale del Papa a quel regime semi dittatoriale, continuato e inasprito dal successore di Chavez, Maduro.
Incontriamo il cardinale Baltazar Porras nei pressi di San Gabriele dell’Addolorata, nel teramano, ai piedi di un Gran Sasso appena ammantato da una spessa coltre di neve. L’incontro è cordiale e caldo e monsignor Porras non nasconde la commozione nell’abbracciare l’amico e collaboratore, don Aldo.
Poi mi concede anche un colloquio personale per alcune brevi domande.
Eminenza, noi aspettavamo da tempo questa nomina, eppure quando è arrivata ci ha sorpresi. Lei come l’ha accolta?
“L’ho accolta in macchina. Stavo viaggiando quando mi ha chiamato un amico per congratularsi con me: il Papa ti ha fatto cardinale. Ho pensato che fosse solo uno scherzo, ma poi un altro e poi un altro a porgermi le congratulazioni. Allora mi sono deciso a chiare il Nunzio per avere un chiarimento e lui mi ha confermato la nomina”.
Come possiamo interpretare questo atto del Papa, al di là delle considerazioni di merito della sua persona?
“Lo vedo come un dono di Dio, non tanto per me, quanto per il mio paese il Venezuela, che sta vivendo una gran brutta situazione politica e sociale. Un dono anche per la Chiesa venezuelana, chiamata e richiamata a vivere lo spirito e le linee pastorali del Papa: la semplicità, la vicinanza alla gente, la scelta preferenziale dei poveri”.
E la Chiesa in Venezuela è credibile sotto questo profilo?
“Noi, Chiesa venezuelana, cerchiamo di viver con questa semplicità, nella gioia, come popolo profetico, vicino e solidale a tutto il popolo. ai poveri… Forse la società venezuelana di oggi chiede alla Chiesa più di quanto possa dare o fare: chiede pane, medicine, sicurezza…”.
Esattamente il compito che compete al Governo.
“Certo! Ma il nostro Governo sembra sordo o non accorgersi di queste necessità. Continua a negare che ci sia una situazione di emergenza”.
E al governo come hanno letto la sua nomina a cardinale?
“Credo che non se ne siano interessati affatto. Del resto la Chiesa non ha nessuna voce nelle istituzioni pubbliche e politiche: tutto ciò che è iniziativa della Chiesa non viene assolutamente preso in considerazione dal Governo, se non addirittura boicottato. Il Governo si interessa solo dei suoi sostenitori, rischiando così di perdere la giusta misura di ogni reale situazione dei cittadini”.
Un cardinale scomodo, per il Governo, in una situazione drammatica per il Paese.
E a proposito di comunione fra le due Chiese, come si è già realizzata negli anni passati fra Rimini e La Guaira, chissà che un giorno non si realizzi anche fra La Guaira e Rimini: andata e ritorno. E al cardinale Baltazar Enrique Porras Cardoso la nostra vicinanza affettuosa in un abbraccio fraterno.
Egidio Brigliadoti