Aeroporto “Fellini” – Rimini torna a volare, ma con ali diverse. Non più ali mimetiche, ma vestite dei colori di tanti paesi del mondo. In attesa che i gestori arricchiscano il programma degli arrivi e partenze in cartellone. Smilitarizzazione. Mentre questo giornale va in stampa, infatti, Rimini si vede protagonista di un evento storico: l’aeroporto internazionale “Federico Fellini” ufficializza il passaggio dell’intera gestione dei servizi di controllo del traffico aereo da militare a civile. Alle ore 18 del 9 novembre si è tenuta la cerimonia ufficiale, alla presenza dei dirigenti di Enav e Enac, nonché dei vertici delle autorità civili e militari.
Successivamente, a partire dalla mezzanotte, che segna il cambio di data con il 10 novembre, i radar del controllo aereo, di proprietà dell’Aeronautica Militare, sono stati spenti ed il personale militare ha abbandonato la torre di controllo per passare il testimone al personale civile di Enav.
Un momento storico, non solo per Rimini. Il “Fellini” era l’ultimo aeroporto italiano ad essere ancora gestito in commistione con le forze armate, e la staffetta della scorsa notte rappresenta, a pieno titolo, la raggiunta smilitarizzazione dell’intera rete aeroportuale italiana, che ora vedrà i traffici aerei commerciali e militari come due mondi conviventi, ma separati.
Andando a cercare negli archivi dei giornali, e senza dover indagare troppo indietro nel tempo, ci si accorgerà che di smilitarizzazione dell’aeroporto “Fellini” si era però già parlato ben 6 anni fa, nel 2010. Deja vu? Cosa è cambiato, nello specifico? Il passaggio di testimone della scorsa notte pone fine ad un rapporto tra lo scalo felliniano e le forze armate che arriva da lontano, e che nel corso degli anni ha cambiato forma diverse volte e in diversi modi. Un intreccio che occorre approfondire.
Le origini militari. La struttura aeroportuale di Rimini vede la propria origine nel lontano 1912, anno in cui fu costruita per finalità esclusivamente militari. Successivamente al primo conflitto mondiale, nel 1929, viene intitolato al sergente Giannetto Vassura, caduto in battaglia a Vittorio Veneto, nel 1918. Ma l’importanza militare e strategica dell’aeroporto riminese è evidente negli anni successivi, durante tutto il corso della Seconda guerra mondiale, soprattutto nelle fasi finali con il fronte della Linea Gotica così vicino, ma soprattutto nel secondo dopoguerra, con il mondo spaccato a metà tra le forze dell’Occidente Nato e quelle orientali del Patto di Varsavia. Per questo la presenza militare nell’attuale “Fellini” è molto forte, e nel 1956 la struttura vede l’insediamento dell’Aeronautica Militare con la 5° Aerobrigata, che sarà successivamente, nel 1967, sciolta e ricostituita nel 5° Stormo Cacciabombardieri, denominato Giuseppe Cenni, in onore all’omonimo eroe di guerra.
L’inizio del rapporto. Nonostante la Guerra Fredda Rimini rimane, ed anzi, diventa sempre più, una grande meta turistica. La presenza militare non riesce, di conseguenza, a mantenere la propria egemonia e nei primi anni Sessanta la struttura cambia ufficialmente il proprio status: da aeroporto esclusivamente militare a “militare aperto al traffico civile”. È proprio questo l’inizio dell’intreccio tra mondo militare e civile che ha caratterizzato il Fellini fino ad oggi. La gestione degli impianti e delle infrastrutture per il traffico civile e commerciale viene affidato alla società Aeradria Spa, mentre i servizi di controllo radar e torre di controllo rimangono in mano all’Aeronautica militare italiana. Dagli anni Sessanta fino al primo decennio del 2000, quindi, si ha una vera e propria convivenza: l’aviazione militare favorisce decisamente il decollo dell’aeroporto civile e dal punto di vista economico la città e tutto il territorio ne traggono giovamento. Allo stesso tempo, tuttavia, la presenza militare e la convivenza con le forze americane della Nato rimane predominante, e questo porta a numerose proteste di stampo pacifista, in particolare nella fine degli anni ’60, che contestano la logica, a parer loro, militarista. Una convivenza che, con il passare degli anni e con l’avvicinarsi della caduta del muro di Berlino, comincia gradualmente a cambiare forma, adeguandosi al corso della storia.
La metamorfosi. Le macerie del muro di Berlino rappresentano le macerie di una Guerra Fredda ormai terminata. La tensione, piano piano, se ne va e, sempre gradualmente, la forte connotazione militare dell’aeroporto riminese perde la propria ragion d’essere. La storia non può essere contrastata, ed il 21 settembre del 2010 avviene un ulteriore cambio di status: l’aeroporto internazionale “Fellini” diviene uno “scalo civile, anche se aperto al traffico militare”. I mezzi militari dell’Aeronautica abbandonano, proprio in quella occasione, l’aeroporto civile di Rimini per trasferirsi a Cervia, ma la presenza militare rimane comunque attiva nella struttura, fino ai giorni scorsi. Mezzi aerei militari, di proprietà dell’Esercito (e non dell’Aeronautica), sono stati trasferiti a Rimini, tra i quali occorre citare gli elicotteri del reparto Vega, impegnati proprio in queste ore nell’assedio allo Stato Islamico a Mosul, in Iraq. E l’Aeronautica militare ha mantenuto fino ad oggi la gestione della torre di controllo, del servizio meteo e il controllo dell’intero traffico aereo, sia commerciale che militare, attraverso Romagna Radar, un sistema di monitoraggio per il controllo dello spazio aereo che comprende parte della Romagna e parte delle Marche, compreso l’entroterra. Tutto questo come situazione transitoria, per consentire a Enav di organizzare la presa in gestione dell’intera struttura riminese.
Rimini… smilitarizzata. Proprio ciò che è avvenuto la scorsa notte. Il sistema Romagna Radar, a gestione militare, è ufficialmente spento e disabilitato, e lo spazio aereo da questo monitorato è passato sotto il controllo del sistema Bologna Radar, gestito da personale Enav direttamente dal capoluogo emiliano-romagnolo. Lo stesso personale che, da oggi, gestisce anche l’attività della torre di controllo. L’amministrazione dello scalo civile è oggi affidata, come noto, alla società di gestione AIRiminum Spa, che ne ha raccolto le ali dopo il fallimento del precedente gestore, Aeradria, avvenuto nel 2013. Le uniche presenze militari rimaste sono gli elicotteri per le missioni dell’Esercito e la gestione del servizio meteo, che rimane in mano all’Aeronautica.
Simone Santini