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Un allenamento… speciale

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Una favola. Una splendida favola. Ma con personaggi assolutamente reali. Speciali. Nel vero senso del termine. Una storia che dimostra come gli occhi dei bambini hanno un super-potere: non vedono le differenze, che si tratti di colore, lingua, età, livello cognitivo, handicap fisico. Tutto inizia in una sera di fine ottobre.
“Stavamo iniziando l’allenamento con gli Special Crabs – racconta l’allenatore Massimiliano «Mandu» Manduchi – Arrivo al campo e trovo due bambini, Giacomo di 8 anni e Marco di 6, intenti a giocare a calcetto: chiedo gentilmente di smettere perché dobbiamo giocare a basket e loro, tranquillamente, se ne vanno.
Cominciamo l’allenamento e, dopo pochi minuti, vedo che Giacomo e Marco stanno ripetendo in un angolo i nostri esercizi col pallone da calcio”.
Mandu si ferma un attimo, si avvicina e gli fa una domanda.
“Volete giocare con noi? Loro mi rispondono subito di sì con grande entusiasmo e si mettono in fila. Dopo il primo giro di passaggi tic-tac lungo il perimetro del campo si aggiunge un altro Giacomo, anche lui di 8 anni. Andiamo a cercare nel cestone tre palloni da minibasket, li gonfiamo alla svelta, poi di nuovo in fila per lo slalom, il tiro da fermo, l’arresto e tiro. E alla fine la gara di tiro. La loro squadra vince la prima staffetta e nella seconda, si arriva a 20, proprio loro mettono i tre canestri in fila che chiudono la contesa. Nemmeno Edmondo De Amicis in «Cuore» avrebbe potuto scrivere un finale così.
Questa è la forma suprema di integrazione.
Gli occhi dei bambini hanno un super-potere: non vedono le differenze, che si tratti di colore, lingua, età, livello cognitivo, handicap fisico; vedono invece le similitudini, ciò che unisce le persone, la voglia di giocare e di divertirsi, di correre dietro alla palla, di esultare per il canestro di un compagno, o di incitarlo dopo un errore al tiro. La mamma di Forrest Gump diceva: I miracoli accadono ogni giorno. A noi l’altra sera ne sono capitati tre: Giacomo, Giacomo e Marco. Grazie a voi tre e alle vostre famiglie che con naturalezza mai scontata vi hanno lasciati giocare con noi: è stato un allenamento fantastico”.
Con un finale a sorpresa.
<+cors>“Prima di andare via mi guardano e mi chiedono: ma voi vi allenate qui tutti i giovedì? Io rispondo di sì e loro: bene, ci vediamo giovedì prossimo. Potete scommetterci, giovinastri!”<+testo_band>.
<+FirmaCoda>Francesco Barone