Magia e misticismo nel nuovo “comic movie” targato Marvel Studios, questa volta dedicato al mago Doctor Strange, il personaggio creato nel 1963 da Stan Lee (che non manca mai di fare la sua comparsata nei film dei “suoi” eroi) e Steve Ditko. Grazie ad un attore di razza come Benedict Cumberbatch (noto ai più per la serie televisiva “Sherlock”, ma è stato anche strepitoso Amleto a teatro a Londra), il personaggio del chirurgo che si trasforma in incredibile stregone in lotta contro le forze oscure si trasferisce su grande schermo in un film che mescola filosofia orientale ad effetti speciali con paesaggi urbani cangianti che fanno impallidire le trovate di Inception. Stephen Strange, abile neurochirurgo, si considera infallibile nell’arte medica ed è votato al raggiungimento del massimo successo personale, a scapito di affetti e sentimenti. Perduto l’uso delle mani in un incidente, trova una nuova vita in Nepal con gli insegnamenti dell’Antico (Tilda Swinton), maestro che lo porta verso conoscenze a lui ignote, con la scoperta di poteri inimmaginabili. Con l’aiuto di Mordo (Chiwetel Ejiofor) che diverrà poi acerrimo nemico del dottore in un prossimo film (prima però Strange combatterà al fianco di Thor nel prossimo episodio dedicato al “dio del tuono”), Strange affronta il mago Kaecilius (Mads Mikkelsen), deciso a far scatenare il sovrannaturale e distruttivo Dormammu.
Doctor Strange esplora, senza distogliere l’attenzione dal “fumettoso”, la mente e lo spirito, con il protagonista teso al proprio “credo” di conoscenza medica. Aiutato a considerare nuove prospettive, metterà da parte lo smisurato ego per aprirsi a mirabili esperienze, tra le quali la possibilità di scindere il corpo astrale da quello in carne ed ossa (ne fa le spese la dottoressa innamorata del chirurgo Rachel McAdams, incredula di fronte all’incredibile separazione).
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani