Quella del CFO & Controller è una delle figure più richieste nel 2015. Ma non nel territorio riminese. Il Gruppo riminese Bluenext, leader nei software gestionali e fiscali, è una delle pochissime realtà imprenditoriali locali ad avvalersi di questo apporto professionale. Il diretto interessato, Giacomo Mariotti, ci racconta come è possibile far quadrare i conti
Il mondo va veloce e le aziende devono adeguarsi in fretta alle dinamiche competitive con investimenti ad hoc. Al tempo stesso, l’attenzione ai costi e all’effettiva corrispondenza tra il modo in cui un’azienda viene condotta e la pianificazione del budget diventa un fattore decisivo per il successo, o meno di una realtà imprenditoriale. Peccato che nella maggior parte delle piccole e medie imprese, specie in un tessuto economico come quello riminese dove queste rappresentano la stragrande maggioranza, chi deve controllare e chi è controllato (azienda) finiscano per coincidere in un’unica figura, l’imprenditore.
Non è così per Bluenext, il colosso informatico, con sede a Rimini, in zona Celle, nato nel 2015 dalla fusione di Italstudio Spa (1987) e Sistemidata Spa (1986), entrambi brand storici nel mercato del software gestionale per professionisti e aziende.
A “fare i conti in tasca” all’intero Gruppo è Giacomo Mariotti, CFO & Controller. Ci parla della sua professione – una delle più richieste nel 2015 secondo gli esperti di Hays Italia e l’ultima edizione della Salary Guide, l’indagine sul mercato del lavoro condotta su un campione di oltre 1.000 professionisti e 270 aziende – dei risultati conseguiti con il suo Gruppo ma anche dell’apporto che questa attività può offrire alla crescita e allo sviluppo di un’impresa.
Di cosa si occupa il responsabile di Budget e Controllo (B&C)?
“Il Controller è una figura tipica in organizzazioni di medie e grandi dimensioni e ha il compito di monitorare che la gestione sia in linea con quanto pianificato per l’esercizio nel cosiddetto budget. Gli scostamenti da questo sono analizzati e discussi con i responsabili dei diversi reparti al fine di comprenderne le cause e di stabilire eventuali azioni correttive. Di fatto, tale attività varia grandemente da azienda ad azienda, in quanto le metodologie applicate devono essere studiate in funzione della struttura e del settore in cui opera società”.
Lei, nello specifico, di cosa si occupa?
“Il mio lavoro consiste nel supportare l’azienda durante la stesura dei budget; nel raccogliere dati e analizzarli; nel monitorare l’andamento; nel produrre reportistica; nell’effettuare previsioni; nell’organizzare e presiedere incontri periodici. Se inizialmente i processi non erano ancora definiti e si trattava di un’attività a tempo pieno, adesso posso occuparmi anche di attività collegate, come la pianificazione finanziaria, e altri progetti che richiedono competenze tipiche del ruolo, come nel caso della Due Diligence durante una possibile acquisizione”.
Quanto è diffusa l’attività del controller a livello nazionale e, soprattutto, in questo territorio?
“Quella del Controller è una figura poco o pochissimo diffusa all’interno delle piccole e medie imprese (PMI) italiane e non ho motivo di credere che questo cambi se ci limitiamo a considerare il nostro territorio. Sicuramente la recente crisi economica e il perdurare del periodo di bassa crescita hanno condotto le aziende a porre maggiore attenzione a tematiche tipiche di B&C (ad esempio, il controllo dei costi), ma molto spesso esse sono affrontate in modo ‘artigianale’ oppure ricorrendo a consulenti esterni.
Quanto è invece importante per una realtà imprenditoriale avere al suo interno un responsabile Budget e Controllo?
“In aziende a guida imprenditoriale, che sono la grande maggioranza delle piccole e medie imprese, le attività di B&C sono spesso svolte in modo non sistematico, talvolta persino implicito, e autoreferenziale: è infatti l’imprenditore che controlla i risultati ai quali egli stesso ha contribuito. Dunque controllato e controllore finiscono per coincidere. Il Controller garantisce uno sguardo imparziale sui risultati e, grazie alle sue competenze quantitative, una profondità d’analisi altrimenti non raggiungibile. In tal senso, rappresenta una risorsa di grande importanza per l’impresa, sia per verificare dell’andamento della gestione sia per fornire informazioni utili durante i processi decisionali”.
Quanto si è rivelata importante, per il vostro Gruppo, questa attività di controllo?
“Negli ultimi due anni ci siamo trasformati da un insieme eterogeneo di aziende sparse sul territorio nazionale in una realtà centralizzata, in cui le diverse Business Unit sono guidate da un’unica regia; siamo passati attraverso un complesso processo di fusione e, contemporaneamente, abbiamo mutato la struttura organizzativa da imprenditoriale a manageriale. Per questo motivo abbiamo deciso di introdurre una figura di controllo, la cui attività servisse da supporto continuo per il nuovo management”.
Per dare un’idea dell’impegno svolto e dei risultati raggiunti, puoi citarci qualche numero che avete conseguito a livello di fatturato, o comunque relativamente ai vostri bilanci aziendali, e quali sono le stime per i prossimi anni?
“Il fatturato è cresciuto di circa il 7% nel 2015 e del 6% nel 2016 e, nonostante gli importanti investimenti effettuati, come l’apertura di una nuova sede e l’inserimento di nuovo personale, EBITDA (indicatore degli utili al netto degli interessi, delle imposte e degli ammortamenti dei beni immateriali, ndr) è passato dal 10% del 2014 a oltre il 25% del 2016. Per i prossimi anni prevediamo di superare i 15 milioni di fatturato e di mantenere margini intorno al 25-30%.
Come si diventa B&C Controller? Qual è stato il suo percorso formativo?
“Differendo molto da azienda ad azienda, la professione del Controller richiede non soltanto competenze e formazione specifiche, ma anche uno studio profondo della realtà considerata, tramite il quale si devono sviluppare tecniche adatte e talvolta uniche. Personalmente, mi sono laureato in Matematica presso l’Università di Pisa e ho poi conseguito il MSc in Economics and Management of Innovation and Technology persso l’Università Bocconi. Ho dunque un background quantitativo, che mi ha consentito di prendere modelli esistenti in letteratura e di modificarli per renderli più adatti al nostro caso. La maggior parte degli approcci standard, infatti, è pensata a partire da esperienze manifatturiere, ma noi che sviluppiamo software dobbiamo essere intesi come una via di mezzo tra un’industria manifatturiera e una di servizi”.
Alessandra Leardini