Marie-Ann è rinchiusa in un Ospedale Psichiatrico Giudiziario da quando aveva 18 anni. Al momento dei fatti narrati, Marie-Ann ha 45 anni. Un passato da cui vuole fuggire. Un passato avvolto nel mistero, con verità dannatamente inquietanti. Ancora oggi, in molti si chiedono cosa sia realmente accaduto quella mattina di inverno del 1995”.
Paura eeeee….! Direbbe Fabio De Luigi nelle sue vesti di Carlo Lucarelli. E ci prenderebbe in pieno, visto che parliamo proprio di paura, anzi di horror film. Il genere – che ha sempre solleticato l’interesse di giovani registi – sta vivendo un momento di gloria (in verità è risorto da circa dieci anni) un po’ grazie allo spazio offerto dal web (youtube su tutti) e un po’ perché le case di produzione cinematografiche hanno ricominciato a investire sul genere. Però, si sa, per tradizione l’horror è il genere dai budget bassi e dalla fantasia sfrenata e spietata. Tutto pur di far paura. I registi si stanno cimentando con ogni stratagemma possibile: c’è chi punta sul sangue e i super effetti speciali, c’è chi gioca la carta dell’intimismo e dell’inquietudine. È questo il caso di She, D.I.D. – la trama l’abbiamo brevemente raccontata all’inizio – del regista riminese Joseph Nenci. L’uscita del film – in odore di partecipazione di Festival del cinema nazionali e internazionali – è fissata per il 2017.
Joseph, ho visto alcuni sneak peek del tuo film dal sito ufficiale (http://www.shedidthemovie.com/). Una sola parola: inquietante…
“Bene. Allora sono riuscito ad ottenere quello che volevo (sorride, ndr). Volutamente, nel film non ho voluto giocare sulla presenza di sangue e scene molto splatter e violente. Ho puntato, invece, sul senso di inquietudine che la storia può provocare in ogni spettatore”.
La presenza della camera fissa su Marie-Ann crea un effetto di “partecipazione” e di empatia con quella che si ritiene essere una vittima. Anche se chi guarda non conosce i motivi della reclusione.
“Infatti. Ogni spettatore entra in quella stanza, diventa quella camera e costruisce il suo personale rapporto con Marie-Ann. E sulla storia, sul finale, ho volutamente lasciato un po’ di cose non dette e non risolte. Proprio per dare ad ognuno il «suo» film. Ognuno avrà creato un personalissimo rapporto con i protagonisti della storia. O per lo meno, spero che l’effetto sarà quello. Sono molto curioso di sapere cosa penseranno gli spettatori per capire se questo meccanismo mi sarà riuscito bene”.
Vuoi dire qualcosa ai futuri spettatori?
“Chi cercherà risposte in questo film, ne rimarrà deluso. È un film al contrario che genera molte domande. Domande intime, personalissime, al quale ogni spettatore, se vorrà, potrà tentare di dare delle risposte. She, D.I.D. è un’opera delirante che esce dagli schemi e dai canoni ufficiali della cinematografia, ed è questa la vera inquietudine, portare lo spettatore a fare i conti con se stesso, prendendo coscienza delle proprie paure e dei propri demoni, facendo i conti con il lato più oscuro che si cela in ognuno di noi. Il vero limite, per qualcuno, sarà guardarsi allo specchio, dopo aver visto questo film… sempre se di film si tratta veramente!”.
Angela De Rubeis