Il Novecento è stato un secolo di profondi cambiamenti, d’innovazione ma soprattutto d’emancipazione per alcune parti della società che per molto tempo erano rimaste – seppur fondamentali – oscurate.
Parla di donne il libro che chiude il ciclo “Gente di Monte Colombo”, in particolare di lavoro e della condizione femminile nel Novecento, e raccoglie storie e pezzi di vita di persone che si sono mosse per queste strade.
A seguire l’intera collana Maurizio Casadei che nel primo volume ha affrontato aspetti del lavoro e delle condizioni economiche dei montecolombesi, come dividevano i tempi del calendario e come queste si ripercuotevano su ambiti come cucina, le feste, la religiosità popolare. Nel secondo volume si è parlato di soprannomi dialettali, nel terzo si sono raccolte le testimonianze di chi è sopravvissuto al passaggio del fronte di guerra nel 1944 e adesso si parla di donne.
Casadei, con il suo “Le nostre donne. La condizione e il lavoro femminile nel Novecento” si chiude un cerchio, oltre che una collana. Come viene affrontata questa tematica?
“Ci tengo a dire che non si tratta di un semplice omaggio, che sarebbe peraltro doveroso costituendo le donne la metà abbondante della nostra popolazione, ma un riconoscimento dell’apporto che le montecolombesi hanno dato allo straordinario cambiamento che le nostre comunità hanno conosciuto nel corso del secolo appena trascorso”.
Da dove arriva la scelta di concentrarsi sul lavoro?
“Non potendo, per ragioni di spazio, affrontare tutte le tematiche che riguardano l’universo femminile, ci siamo limitati al lavoro delle donne. Abbiamo cercato di descrivere qual era quello svolto fuori dalle case coloniche, nei campi accanto agli uomini e a volte in loro sostituzione, ma anche nelle loro mille altre attività, a servizio, nei negozi al mare per la stagione estiva, come artigiane o imprenditrici”.
E il lavoro dentro casa? Quello non conta?
“Certo. Oltre a tutto questo, alle donne era sempre stato chiesto di lavorare in casa, occupandosi dalla gestione della famiglia, compresa la cura dei figli, degli anziani e degli ammalati; di svolgere i tanti lavori domestici di un tempo, che andavano dal piccolo allevamento alla tessitura in casa. Soprattutto, il cucinare: un’attività che veniva ritenuta di esclusiva competenza femminile”.
Ha fatto un bell’elenco…
“Sì, si trattava di una quantità di lavoro enormi, eseguita con pazienza e competenza, con una qualità che ha permesso il procedere ordinario della vita quotidiana malgrado le enormi difficoltà e, almeno a partire dall’ultimo dopoguerra, ha contribuito allo sviluppo sociale ed economico di cui ancora beneficiamo”.
Cosa devono aspettarsi i lettori?
“Questo volume riprende in parte lo schema del primo libro, una suddivisione in capitoli che segmentano il Novecento in epoche differenti le une dalle altre, anche se ovviamente non nettamente separate, diciamo che ognuna scivola nella successiva, come succede per ogni periodo storico. Il testo è diviso in tre capitoli, il primo considera i due decenni di avvio del secolo, partendo dalla compressa e povera società di fine Ottocento per arrivare alla Grande Guerra; un periodo che per le donne era segnato da una scarsa considerazione sociale, malgrado a loro fosse richiesto di mandare avanti famiglie e attività agricole durante il conflitto del 1915-18, un impegno gravoso ma disconosciuto appena cessati i combattimenti”.
Cosa è successo dopo…
“Quello che è successo dopo lo riprendiamo nel secondo capitolo, analizzando il ventennio tra le due guerre mondiali, caratterizzato da un regime che non riuscì a dare risposte alla pesantissima crisi economica, produsse enormi danni alla politica e alla società italiana privata da ogni libertà, portando enormi disagi ed una successione di conflitti armati durati dieci anni, culminati con il secondo disastro bellico mondiale. Ancora una volta alle donne venne chiesto di sostenere le famiglie quando la guerra era fuori d’Italia ed ancor di più quando è arrivata direttamente in casa, nell’estate del 1944”.
La distruzione della Seconda Guerra Mondiale è stato uno spartiacque del secolo. Ma dopo è partita una ricostruzione senza pari nella storia anche a Monte Colombo…
“Il terzo periodo si apre proprio con gli esiti drammatici di quell’evento, le distruzioni e la necessità di dover ricostruire tutto. Venne poi la grave crisi lavorativa del dopoguerra, che portò all’avvio della disgregazione delle nostre comunità con l’emigrazione, ma negli anni del dopoguerra si gettarono le basi per la successiva seppur lenta ripresa che ci portò progresso economico e sociale. Con la ricostruzione alle nostre concittadine è stato richiesto l’ennesimo forte impegno, ma questa volta hanno potuto e saputo vederselo riconoscere. Si sono imposte come elemento di rinnovamento della nostra economia, inizialmente grazie al lavoro stagionale sulla costa ma riuscendo poi a conquistare autonomia di scelte e ruolo sociale, sempre più forti alla fine del Novecento”.
Ho visto che è stata data molta attenzione alla dimensione domestica, soprattutto alla cucina…
“In un libro sul lavoro delle donne non poteva mancare una particolare attenzione alla cucina, luogo un tempo esclusivamente femminile perché così era voluto dai maschi, contrabbandandolo come ‘Regno delle donne’, un regno obbligatorio, in pratica quasi una prigione. In appendice è riportata una raccolta di ricette popolari che vuole essere un omaggio alla capacità delle nostre donne di saper inventare con poco tanti piatti che oggi magari sembrano troppo poveri o rustici, perché dettati dalle necessità in tempi di vacche molto magre, ma che poi rimasero apprezzati anche nei decenni dell’avvio di tempi più floridi. Piatti che in alcuni casi sono arrivati tranquillamente fino alla nostra epoca, oppure vengono riscoperti”.
Angela De Rubeis