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Sotto amministrazione giudiziaria

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Cosa succede ai beni che il tribunale sequestra, in modo cautelativo, a persone in attesa di giudizio?
Di questi casi sono piene le prime pagine dei giornali. Anche quelli locali. Dai riccionesi Pepenero e La Perla passando per il riminese Caffè delle Rose.

La vita di queste attività – a sequestro avvenuto – passa nelle mani di un amministratore giudiziario che in virtù della Legge 159/2011 (sulla riconversione dei beni sequestrati a persone in attesa di giudizio), ha il compito di portare avanti l’azienda cercando di mantenere o migliorare il profitto e deve farlo in modo che la sua attività da illecita diventi lecita. Sì, perché il primo obiettivo della Legge 159 è trasformare il nero in bianco.
Non sempre, però, è semplice riconvertire alcune attività. Se il bene in questione è un’azienda le cose possono complicarsi. Siamo, infatti, di fronte ad un’attività commerciale che produce reddito, che ha dei dipendenti e che deve fare i conti con tutte le “beghe” quotidiane di un’azienda.

Il Pepenero
Uno dei casi più eclatanti degli ultimi anni è quello che ha coinvolto il Pepenero. Per ben tre volte l’amministrazione giudiziaria ha concesso in affitto d’azienda l’attività di night club, ma sono state gestioni sfortunate. Infatti una volta il gestore ha garantito il pagamento del canone d’affitto con una fidejussione falsa, ed un’altra volta i gestori se ne sono andati senza pagare il canone pattuito.
Questo a dimostrazione che non sempre è  semplice riconvertire alcune attività. Il Pepenero, infatti, non operava fuori dalla legge. Aveva delle licenze per la somministrazione degli alcolici e per l’esibizione delle ragazze che ballavano nel locale (nello specifico una Licenza di “Spettacolo di arte varia”). Qui, pur essendo nel rispetto delle licenze, è presumibile che si potesse creare il contesto favorevole, la condizione, affinché si manifestassero delle situazioni illegali, come l’induzione o lo sfruttamento della prostituzione. Per non parlare dell’aspetto fiscale. Sì, perché non si fa peccato a pensare che in un locale tipo night club potessero girare tanti contanti. E dei contanti può anche non rimanere traccia. Ma queste sono solo supposizioni. La realtà è che dopo le tre sfortunate gestioni, grazie alla decisione del Giudice del Tribunale di Rimini, dott. Vinicio Cantarini, e all’intervento del Sindaco di Riccione, Renata Tosi, che ha sostenuto la riconversione favorendo convenzioni con diversi albergatori, l’amministrazione giudiziaria ha modificato l’attività originaria. Il Pepenero è diventato il Palacio de la Salsa: una scuola e una sala per balli latino-americani, dando una risposta anche alle richieste degli appassionati dei balli di gruppo.

Il Caffè delle Rose
Diverso il caso del Caffè delle Rose, sul lungomare di Rimini. Nell’estate 2016 è stato gestito dall’amministrazione giudiziaria con l’ausilio di due esperti del settore, i quali si sono occupati della gestione vera e propria, mentre l’amministratore giudiziario ha avuto un ruolo di controllo.
Un’attenta gestione all’utilizzo corretto del personale ha permesso il mantenimento dell’occupazione con il pagamento degli stipendi, come rilevato anche dagli ispettori del lavoro che nei giorni di ferragosto hanno verificato la regolarità della gestione.

Un problema vero c’è.  E non è robetta da poco. Cosa succede al Caffè delle Rose, al Pepenero, a La Perla se i legittimi proprietari rientrassero in possesso dei loro beni? Se fossero, quindi, scagionati? Succede che i legittimi proprietari si riprendono i locali e quello che è stato fatto viene smantellato.

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Giancarlo Ferrucini parla di riconversione di beni sequestrati

Giancarlo Ferrucini, una scrivania ordinata di cartelle, ogni cartella un caso su cui sta lavorando, è un noto e stimato commercialista riminese. Da alcuni anni ricopre il ruolo di amministratore giudiziario, adempiendo ad un “dovere” introdotto con la Legge 159/2011 che prevede la gestione dei beni sequestrati. Il dott. Ferrucini si è occupato di casi molto noti: i night club Pepenero e La Perla, entrambi di Riccione; e il riminese Caffè delle Rose.
Si annovera tra i più ambiziosi, il progetto di riconversione che coinvolge il night club La Perla. Il locale è stato sequestrato più volte: la prima nel 2013 nell’ambito dell’Operazione Black Mirror e successivamente nel 2015, quando i Carabinieri hanno appurato un’attività di spaccio e di favoreggiamento alla prostituzione.
Dopo un lungo periodo di ricerche e di trattative da parte dell’amministrazione giudiziaria, il Giudice, dott. Vinicio Cantarini, ha dato spazio all’iniziativa culturale e sociale denominata “Giovani Protagonisti” del Comune di Riccione che verrà realizzata in collaborazione con un giovane organizzatore di eventi, Federico Cimaroli.
Tale progetto rappresenta una prospettiva seria di riconversione dell’attività.
La Perla diventerà un centro culturale per giovani, uno spazio aperto dove si svolgeranno incontri con personaggi d’importanza nazionale: poeti, scrittori, personaggi sportivi, politici, docenti universitari, concerti. I giovani potranno esprimersi ed incontrarsi in un luogo dove si costruiranno politiche d’integrazione sociale.
L’obiettivo è quello di prevenire forme di disagio e marginalizzazione cercando di intercettare i bisogni di ragazzi, anche di quelli esposti a rischio di disagio. Il locale si trova nella zona del Marano che è sempre stata un posto con dei problemi. Cambiarne il volto significherebbe cambiare una storia lunga 50 anni.

Dott. Ferrucini com’è nato l’attuale progetto di riconversione della Perla?
“Il progetto nasce dal provvedimento del Giudice, dott. Vinicio Cantarini, il quale rileva come vi possano essere dei casi come quello di night club che poco si conciliano con gli interessi di una gestione da parte dello Stato e che l’obiettivo di preservare l’avviamento dell’attività di night club diventa irrilevante di fronte all’interesse dell’amministrazione giudiziaria di svolgere un’attività che sia il più lontano possibile dai settori della criminalità”.

Obiettivo è il bene comune…
“Certo. Il provvedimento del Giudice invita ad orientare le attività sequestrate verso il bene comune, come richiesto dal Sindaco di Riccione, Renata Tosi, che vede, nella riconversione del night club La Perla, la leva per bonificare una zona della città particolarmente degradata”.

Ha avuto l’appoggio del Sindaco di Riccione?
“Pieno appoggio. Il primo cittadino mi ha appoggiato in pieno. Ricordo quando mi disse: «Ferrucini lei pulisca dentro che io penso a ripulire fuori»”.

Alla luce della sua esperienza, qual è il suo giudizio sulle amministrazioni giudiziarie?
“Il mio giudizio è favorevole all’utilizzo di questo istituto giuridico. Tuttavia osservo che le gestioni giudiziarie delle aziende sono sempre gravate di consistenti situazioni debitorie maturate in precedenza che affiorano al momento del sequestro. Tutti gli<+cors> stakeholder<+testo_band>, cioè tutti i soggetti che gravitano intorno all’azienda, con il sequestro giudiziario sembrano perdere la fiducia nella stessa azienda: il credito bancario e quello dei fornitori si restringe, creando notevoli difficoltà di gestione all’amministratore giudiziario. Per riportare le aziende sequestrate in una situazione di legalità e di redditività andrebbero risolte alcune criticità, soprattutto favorendole con alcune agevolazioni nel settore retributivo e fiscale. In conclusione ritengo che lo strumento del sequestro giudiziario sia di grande utilità per far si che aziende che sono a rischio di illecito vengano trasformate in aziende sane e nel rispetto delle norme”.

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Angela De Rubeis