Luci, ma anche ombre, sul servizio civile. È ciò che emerge dal documento di analisi di Arci Servizio Civile (ASC), realizzato, utilizzando come base, i dati dell’ultimo Bando nazionale da 35.203 posti, scaduto lo scorso 8 luglio. Luci importanti, quelle evidenziate dalla relazione. “Il bando esaminato – scrive ASC – presenta numerose caratteristiche specifiche, che lo rendono nuovamente unico dall’avvio del Servizio Civile Nazionale nel 2001. È un bando dalle dimensioni quantitative consistenti, che con i suoi oltre 35mila posti consolida il trend positivo in atto dal 2014”ì. Ma altrettanto importanti, e probabilmente più incisive, sono le ombre.
Nessuna risorsa aggiuntiva
Tra gli elementi negativi emersi dal lavoro di Arci Servizio Civile c’è la mancata collaborazione, sul piano delle risorse, da parte delle Regioni e Province Autonome. “Se il bando 2015 aveva come elemento caratterizzante il raggruppamento di risorse finanziarie statali allocate su tre annualità, 2013, 2014 e 2015, tutte investite in un unico bando, – si legge nell’indagine – quello del 2016 ha visto, oltre il fisiologico impiego di risorse residue dell’anno scorso, l’utilizzo di risorse statali del 2016 e, per la prima volta, l’assenza di risorse aggiuntive da parte di Regioni e Province autonome, oltre che di enti accreditati per progetti autofinanziati”. Ma non solo.
Molti posti, poca partecipazione
Preoccupa, e non poco, il grande squilibrio tra i tanti posti disponibili messi a bando e la scarsa partecipazione. “Il dato sorprendente è stato il relativamente basso numero di domande pervenute a molte organizzazioni entro la fine di giugno 2016, termine inizialmente stabilito”. Una considerazione che fa e deve far riflettere, alla luce della quale sorge la necessità di indagare il sorprendente fenomeno e studiare le apposite strategie, su più livelli e con diversi mezzi, per ritornare ad avere una costante risposta positiva alla richiesta di partecipare, volontariamente, al Servizio Civile Nazionale. Ma la scarsa partecipazione è un fenomeno che non riguarda solo i giovani volontari, ma anche – dato più decisivo – le organizzazioni. Si rileva, infatti, nel documento di ASC, come solo 1.178 enti fra i 3.163 accreditati agli albi regionali e provinciali, rappresentandone il 37,2%, ha depositato progetti; e la stessa cosa è accaduta a livello nazionale, sul cui albo, a fronte delle 129 organizzazioni accreditate, solo 84 hanno depositato progetti: una percentuale pari al 65,1%. E degli enti promotori di progetti (1.262), solo 25 hanno sviluppato idee per progetti all’estero.
Maldistribuzione, sinonimo di sprechi
È Licio Palazzini, presidente di Arci Servizio Civile, a sottolineare il problema di uno sbilanciamento sulla distribuzione delle risorse finanziarie tra albo nazionale ed albi regionali. “Le risorse trasferite alle Regioni e Province autonome – afferma Palazzini – sono state superiori al numero di posti da mettere a bando nei loro rispettivi albi. Risorse per un contingente di 17.130 unità, ampliato a 17.692 per la messa a bando di posti residui in alcuni albi regionali, a fronte di 13.844 posti valutati positivamente. Al contrario le risorse per l’albo nazionale, pari ad un contingente di 19.187 posti, avrebbero dovuto far fronte a posti valutati in modo positivo per ben 22.049 unità”. Una migliore allocazione delle risorse avrebbe sicuramente reso meno consistenti questi limiti, riducendo, allo stesso tempo, gli inevitabili e conseguenti sprechi.
E proprio degli sprechi torna a parlare lo stesso Palazzini, presidente anche della Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile (CNESC): “Nonostante lo sforzo finanziario fatto dal Governo in questi anni, si corre l’altissimo rischio di spreco di risorse. In questo senso, la novità della riforma di servizio civile, che prevede una programmazione triennale, può ridare una prospettiva chiara di sviluppo a tutto il sistema. Ma occorre tempo e soprattutto certezze sui finanziamenti a disposizione già dalla progettazione; l’ultima è avenuta senza sapere quali fondi sarebbero realmente stati disponibili, a parte i 115 milioni stanziati dalla precedente Legge di stabilità”.
Accade in Provincia di Rimini…
Nonostante la scarsa partecipazione tutti i posti sono stati assegnati
Come evidenziato dal documento di analisi realizzato da Arci Servizio Civile, il bando 2016 ha fatto registrare note positive ma anche, e più numerose, note negative. Una su tutte, la scarsa partecipazione. Ma è così anche a casa nostra, nella provincia di Rimini? Secondo il Coordinamento Provinciale Enti di Servizio Civile (Copresc), associazione senza fini di lucro che funge da organismo di coordinamento e rappresentanza degli enti di servizio civile della provincia di Rimini, alla domanda occorre rispondere positivamente, anche se con delle attenuanti. “Sicuramente il bando di quest’anno ha fatto registrare un calo nell’adesione, e in questo la provincia è in perfetta sintonia con il trend attestato a livello nazionale. – fa sapere Chiara Canini, da Copresc – In questo molto ha influito il periodo dell’anno nel quale si è tenuto il bando. Con il termine a giugno, poi spostato a luglio, un calo delle domande era prevedibile nel nostro territorio, nel pieno della stagione turistica in quel periodo. In generale, però, il servizio civile in provincia è andato positivamente: tutti i posti del bando ordinario (182), del bando straordinario (35) e del servizio civile all’estero (55) sono stati coperti, come negli anni precedenti. La vera differenza si è percepita nell’esubero di domande di partecipazione, quest’anno molto minore rispetto ai bandi degli scorsi anni”.
Simone Santini