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Unità Pastorale di Coriano – “Si può fare”, di nome e di fatto

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“Si può fare” è lo slogan della comunità giovanile di Coriano. C’è ottimismo e speranza. In che cosa? Nel fatto che la fraternità e l’amore reciproco possano essere il trampolino di lancio per una vita piena e bella. Un gruppo giovanile si chiama proprio così, “Si può fare”:, una vera e propria testimonianza cristiana. Lo stile che contraddistingue la gioventù corianese è fatto di convivialità, accoglienza e carità. Senza dimenticare la cosa forse più importante, cioè il saper “fare zona”, il sentirsi parte di un’unità pastorale già grande con grande responsabilità e maturità.
Chi segue questi ragazzi da circa un anno e mezzo è don Stefano Sargolini. Proprio con lui abbiamo parlato del cammino intrapreso con e per i giovani.

Come siete organizzati a livello parrocchiale e zonale?
“La nostra zona pastorale è ampia e vanta 5 parrocchie: Coriano, Cerasolo, Mulazzano, Ospedaletto e Passano. Per me non è sempre facilissimo essere presente in modo costante, ma quando posso mi sdoppio. Ognuna mantiene le sue caratteristiche ma stiamo facendo un bel cammino di integrazione.
Un tratto originale credo sia che non abbiamo né AC né Scout; fino alla cresima i bambini vengono accompagnati con la catechesi del Buon Pastore e a seguire c’è la possibilità di far parte di gruppi parrocchiali. Caso particolare è Cerasolo, dove è presente la realtà dell’oratorio ANSPI fino alla cresima e oltre.
Le attività ed esperienze più interessanti riguardano tuttavia i ragazzi delle superiori”.

I giovani come vivono il loro essere cristiani?
“Abbiamo vari cavalli di battaglia. Innanzitutto le convivenze, momenti molto forti nei quali i giovani vivono quotidianamente la fede ed il Vangelo. Vivere per un pò di giorni sotto lo stesso tetto aiuta a rafforzare il gruppo. Non posso non citare il gruppo «Si può fare», aperto e accogliente, non diviso in fasce d’età ma verticale, in quanto va dalla terza superiore fino agli anni universitari. C’è grande senso di responsabilità da parte di tutti: ognuno si mette in gioco e si spende con fantasia e creatività”.

Parlando di giovani universitari e lavoratori cosa ci racconti?
“Questa fascia di giovani era quasi scomparsa, si era un pò defilata. Ad un certo punto ha iniziato a fare gruppo, ancor più a «fare zona» e così si è venuta a creare una realtà comprendente tutte e cinque le parrocchie. Questi ragazzi fanno sul serio, sono testimoni di una proposta cristiana tosta, fatta di preghiera, servizio e carità. Alcuni esempi. Durante una convivenza ogni giorno si scambiavano pensieri sul Vangelo del giorno e così questa bella abitudine è diventato scambio quotidiano attraverso un gruppo whatsappcreato ad hoc.
Una volta al mese questi giovani si occupano dell’animazione della preghiera di Taizè in Seminario. Esperienze formative fatte in passato sono gli esercizi spirituali a Bose e il lavoro nei campi confiscati alla camorra.
La carità qui si fa davvero, non è solo una bella parola. Questo gruppo non esclude nessuno, anzi vengono accolti ragazzi disadattati, socialmente esclusi che altrimenti sarebbero soli e che invece vengono coinvolti e fatti sentire importanti”.

Di quanti spazi disponete?
“Ogni parrocchia ha i suoi. Cerasolo, ad esempio, è quella più servita a livello di spazi esterni, mentre Ospedaletto gode di più spazi interni, con un teatro e varie sale utili a tanti usi. Le restanti parrocchie hanno spazi ordinari, come sale da catechismo e sale per i giovani”.
Tommaso Mazzuca