Diciamolo subito per fugare ogni minimo dubbio. Al momento di andare in stampa, martedì 14 giugno, alle ore 16, il futuro della Rimini calcio è appeso a un filo. La speranza di ognuno di noi naturalmente è che quando il nostro Ponte arriverà nelle vostre case (tra giovedì e venerdì), i tanti pretendenti possano aver fatto un passo decisivo in avanti. Perché il rischio è quello corso dalla sora Camilla che tutti la vogliono, ma nessuno la piglia. Il che significherebbe fallimento e ripartire dal campionato di Eccellenza. Un rischio francamente altissimo.
I perché sono tanti. A partire da quello degli stipendi. Entro il 24 giugno, infatti, la proprietà dovrà pagare gli emolumenti di marzo, aprile e maggio, <+cors>condicio sine qua non<+testo_band> per potersi iscrivere al prossimo campionato entro il 30 giugno. In termini di denaro, stiamo parlando di oltre 400mila euro. C’è poi tutta la questione relativa al pagamento dell’Iva riferita al 2015 e soprattutto il famoso indice di patrimonializzazione stabilito dalla Lega. Indice che, a quanto pare, ha l’asticella rivolta non verso l’alto, ma qualcosa di più. Senza dimenticare i contributi previdenziali, altra cifra con diversi zeri. A tutte queste voci bisogna naturalmente aggiungere l’ultima: la tanto temuta fidejussione, 350mila euro. Insomma, sommando tutte le uscite parliamo di una cifra intorno al milione e 750mila euro. Non proprio noccioline. C’è poi la questione legata alla Luukap e al famoso 30 per cento di quote «congelate». Anche qui la speranza è che tra la stampa e l’arrivo del giornale, il Tribunale Amministrativo Regionale abbia dato la sua risposta definitiva. Che, però, deve essere a favore di Fabrizio De Meis, altrimenti il destino della Rimini calcio sarebbe nelle mani della società inglese. Per quanto riguarda le cordate in campo, dopo quella formata da “Colombini” e la Luukap stessa, ce ne sono altre due: una marchigiana che in questo momento sembra la più interessata, l’altra ha come riferimento l’Holding Sofin Spa di Brescia. Il problema, come si ripete da giorni, è di ordine temporale: acquistare una società comporta passi ufficiali inderogabili e quindi è una lotta serrata per poter adempiere a tutte le pendenze. Al momento il traguardo sembra lontano. Ma la speranza deve essere l’ultima a morire.
Francesco Barone