Dalla gioia più sfrenata per una salvezza a cui in pochi credevano, alla disperazione più totale per la situazione societaria. Perché a poco più di venti giorni dalla scadenza per iscriversi al prossimo campionato di LegaPro, il Rimini è a un passo dal baratro. E chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Il motivo è molto semplice: qualsiasi società seria che voglia acquistare il Rimini non può che fare una due diligence, ossia non può che prendere in mano i conti e capire se davvero sia un affare oppure no. Soprattutto dopo i tanti problemi che hanno contraddistinto la società biancorossa in questo ultimo periodo. Un approfondimento che serve per evitare brutte sorprese come, invece, è accaduto al presidente Fabrizio De Meis quando prese in mano le redini da Biagio Amati, con debitori spuntati come funghi da tutte le parti. Per fare questa operazione, però, servono diverse settimane e quindi i tempi tecnici non ci sarebbero. A meno che, i nuovi acquirenti non abbiano soldi da buttare via. A quel punto la situazione sarebbe diversa. Ma con questi chiar di luna, difficilmente qualcuno può permettersi il lusso di prendere qualcosa a scatola chiusa. A maggior ragione una società con l’acqua alla gola come quella biancorossa. Fare di conto in questo momento è molto difficile, ma qualcosa si può mettere nero su bianco. Dopo il pagamento degli stipendi di gennaio e febbraio, bisogna saldare quelli di marzo, aprile e il netto di maggio (la ritenuta si può versare entro settembre). Poi c’è tutta l’Iva del 2015 e soprattutto il famoso indice di patrimonializzazione stabilito dalla Lega. Senza dimenticare la fidejussione (altri 350mila euro) e i contributi previdenziali. Insomma, chiunque voglia acquistare il Rimini deve essere pronto a sborsare tra gli 800mila e il milione di euro. Non proprio noccioline. Anche perché poi ci sono tutti i giocatori da contrattualizzare. Ecco perché la situazione è disperata. Detto questo è giusto sottolineare che al momento di andare in stampa (martedì 7 giugno, alle 17) sono diverse le cordate che si sono fatte avanti. Quella che, però, sembra avere più peso è legata al gruppo Colombini di Milano al quale si affiancherebbe la pubblic company che vede impegnata anche la Luukap. Persone che hanno dimostrato di fare sul serio, ma… Il “ma” è frutto della richiesta piuttosto esplicita di un aiuto da parte degli imprenditri locali che dovrebbero accollarsi circa il 30% delle quote. Cosa che al momento sembra inverosimile. La speranza, naturalmente, è che tutto possa risolversi per vedere il Rimini tra i professionisti anche nella prossima stagione.
Francesco Barone