Amoris laetitia. Un documento concreto e, pure, denso, variegato, multiforme, che colpisce per la sua ampiezza e articolazione (nove capitoli e 325 paragrafi). “A causa della ricchezza dei due anni di riflessioni che ha apportato il cammino sinodale – spiega Francesco al n.7 – l’Esortazione affronta, con stili diversi, molti e svariati temi. Questo spiega la sua inevitabile estensione. Perciò non consiglio una lettura generale affrettata. Potrà essere meglio valorizzata, sia dalle famiglie sia dagli operatori di pastorale familiare, se la approfondiranno pazientemente una parte dopo l’altra, o se vi cercheranno quello di cui avranno bisogno in ogni circostanza concreta. (…) Spero che ognuno, attraverso la lettura, si senta chiamato a prendersi cura con amore della vita delle famiglie”.
Nelle parole del Papa ritornano due accenti forti: lo sguardo secondo la spiritualità ignaziana (= prendersi cura) e la pastorale attenta alla concretezza della vita familiare. Ma non solo. Amoris laetitia porta iscritto, in modo indelebile e a chiare lettere, il cammino sinodale, compiuto nel 2014 e nel 2015, con due assemblee dedicate allo stesso tema: la famiglia, appunto.
E vive del respiro della cattolicità che, assimilata la lezione del Concilio Vaticano II, si apre sempre più alla sua dimensione planetaria. Le conseguenze, a livello ecclesiologico, sono rilevanti e impegnative. E Francesco lo sa bene. Per questo, al n. 3 ribadisce che “non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero. Naturalmente, nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano. Questo succederà fino a quando lo Spirito ci farà giungere alla verità completa (cfr Gv 16,13) (…) In ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali”.
Insomma, la sfida principale per le comunità ecclesiali è racchiusa in quei tre verbi che danno il titolo al capitolo ottavo: “Accompagnare, discernere e integrare”. Tre atteggiamenti di fondo che si completano e si richiamano a vicenda, modificando l’orientamento verso le «fragilità»: “I Pastori che propongono ai fedeli l’ideale pieno del Vangelo e la dottrina della Chiesa devono aiutarli anche ad assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti” (n. 308). È “la logica della misericordia pastorale”, la sola in grado di dare risposta al desiderio di salvezza che c’è nel cuore di ognuno, di ogni famiglia.