È lui, il perfetto nonnino romagnolo d’un tempo. Un po’ tracagnotto, baffoni grigi. Pantaloni blu di fustagno, camicia scozzese e panciotto blu senza maniche. Siede in treno. Me lo vedo, in inverno, a rimirare cantieri – da bravo umarell – e, in estate, a giocare a briscola sotto una veranda. Indossa delle auricolari che, da lontano, sembrano collegate a una radiolina d’antan. Invece sono attaccate a uno smartphone. Smanetta sul display, un po’ contrariato. “Osciadlamadona, un’s ved piò gnint (accidenti, non si vede più niente, ndr) – impreca – e adess? Ciò burdel – si rivolge a me – ‘sto iutub oggi non va”. Ri-smanetta ancora un po’ poi, sconsolato, si dichiara sconfitto. “Putana vigliaca – si lascia andare sul sedile – volevo ascoltare il lissio, Renzo il Rosso e la Luana Babini, putana vigliaca boia”. La Vecchia (smart) Romagna, che spettacolo…
di Gianluca Angelini, dal blog Pendolarità