Vogliamo far sì che l’Azione Cattolica diventi capace di far declinare, non solo a se stessa ma in generale alle nostre comunità, quello che papa Francesco ha definito il “sogno” della Chiesa dell’Evangelii Gaudium». È questo il cuore del messaggio che il presidente nazionale di Ac, Matteo Truffelli, ha lasciato alla due giorni regionale di Forlì (con lui la vice adulti, Maria Grazia Vergari, i due vice giovani, Lucia Colombo e Michele Tridente, l’assistente Acr, don Marco Ghiazza, l’amministratore, Michele Panajotti, il segretario Msac, Gioele Anni). In Romagna, infatti, l’associazione che conta 21mila aderenti nelle quindici diocesi emiliano romagnole, ha vissuto una due giorni molto intensa di incontro, scambio, preghiera e festa con l’incontro tra la presidenza nazionale, i vescovi della regione, il consiglio regionale (composto dalle presidenze diocesane) e soprattutto la base dell’Ac, rappresentata da circa 250 presidenti parrocchiali sulle 468 associazioni di base.
Sabato 2 aprile la due giorni è partita con un incontro molto importante e franco con i vescovi della regione: presenti 8 dei 15 vescovi della regione ecclesiastica (a cui si è aggiunto, domenica mattina, anche mons. Zuppi, nuovo arcivescovo di Bologna), che si sono confrontati con il presidente nazionale Matteo Truffelli, con l’assistente centrale Acr, don Marco Ghiazza, con l’assistente regionale don Giancarlo Leonardi e con il delegato regionale di Ac. Assente, a causa di una malattia e reduce da un intervento chirurgico, l’assistente nazionale, il vescovo Mansueto Bianchi, che ha portato i suoi saluti e che è stato ricordato nei momenti di preghiera che hanno scandito i due giorni di confronto. L’incontro con i vescovi è stato particolarmente proficuo e ha aperto strade che l’associazione, in regione, potrà percorrere.
Nel pomeriggio è stata la volta del consiglio regionale: oltre 80 presenti da tutte le 15 diocesi per un momento di ascolto e di scambio. I nodi e le prospettive sono stati posti con chiarezza (partendo dalla necessità di “alleggerire” la burocrazia interna alla mancanza dei giovani, dal rapporto Ac-pastorale a quello con i presbiteri, dal tema dell’iniziazione cristiana attraverso l’Acr alle prospettive aperte dai movimenti d’ambiente, Msac per gli studenti e Mlac per i lavoratori, infine a quello delle collaborazioni tra associazioni di diocesi limitrofe che in Emilia e soprattutto in Romagna hanno una storia già di qualche anno e rappresentano una sperimentazione molto interessante), altrettanto chiare sono state le risposte della presidenza che ha invitato a procedere sulla strada del discernimento (che il presidente ha definito «faticosa ma proficua»), un discernimento che secondo Truffelli «vuol dire chiedersi se e come l’associazione deve ripensarsi in quello che fa, per essere aderente alla vita delle persone di oggi, alla Chiesa di oggi. Per le questioni poste a noi oggi come Ac si chiede domandarci insieme come l’associazione può e deve rideclinarsi per avvicinarsi alla vita concreta delle persone». Il presidente, che è di Parma e quindi conosce molto bene la realtà della nostra regione, ha aggiunto: «Siamo convinti che quello che veramente forma in Ac, ancora a monte dei percorsi e dei testi, è l’essere associazione, è fare una esperienza reale di condivisione della realtà associativa». E ancora: «Vorremmo dirvi, provate a cambiare una cosa, a fare qualcosa di diverso da quello che abbiamo fatto fino ad oggi. A scegliere quali sono le priorità, a chiedersi cosa è veramente urgente oggi individuando prassi concrete. Non c’è regione che ha approfondito tanto Acr e iniziazione cristiana, adesso facciamolo! E se siamo convinti che i Movimenti sono una grande risorsa, facciamoli nascere! Sentiamoci pronti!».
La domenica è stata la giornata dell’incontro, il primo di sempre, tra i presidenti parrocchiali della regione. La risposta è stata molto incoraggiante, con il 50% dei presidenti parrocchiali che hanno aderito all’invito. È stata una giornata di ascolto (ancora della presidenza nazionale) ma anche di festa e di incontro con diverse esperienze. Ogni diocesi, infatti, ha portato un’esperienza parrocchiale di come l’associazione declina l’essere “in uscita”. Ne è scaturito quello che è stato chiamato “Expo delle parrocchie”, con alcuni cartelloni esplicativi e con alcune di queste esperienze che sono state raccontate dal palco. Un modo per far vedere che è possibile fare cose belle, anche a partire da realtà associative di base, magari piccole e non complete. Al termine la celebrazione eucaristica ha concluso una due giorni che resterà nella memoria e che si spera possa attivare processi e progetti.
Paolo Seghedoni
Delegato regionale