DECALOGO CIBO (2) – Il decalogo che ci guida alle scelte intelligenti in materia di cibo è moralmente ed eticamente necessario, oggi più di prima, con la crisi che ha coinvolto tutte le famiglie. Diamo un’occhiata ad alcuni dati statistici sull’argomento: nel mondo solo una persona su otto mangia abbastanza per essere sana, 870 milioni di persone soffrono di fame, siamo 7 miliardi ma c’è cibo per 12 miliardi di persone, un terzo della produzione mondiale di alimenti viene sprecato.
Qualcuno potrebbe obiettare “ma io, a Rimini, a casa mia, che ci posso fare? Sono problemi di chi governa, dei potenti”. All’Expo di Milano è stato ribadito che le abitudini dei singoli e delle famiglie fanno la differenza. Oltre alla possibilità di cucinare con avanzi e con ingredienti altrimenti scartati, che abbiamo discusso nella precedente puntata, esistono tantissimi altri spazi di manovra.
Al ristorante o in pizzeria, ad esempio. Quante volte ci sarà capitato di aver ordinato troppo (e qui già potrebbe esserci il primo aggiustamento) e di non riuscire a mangiare tutto ciò che ci è stato servito? Magari non succede nei locali più alla moda, dove la definizione “novelle cuisine” non va d’accordo con l’appetito del romagnolo tipo, ma pensiamo alle varie grigliate miste, di carne o di pesce, che di solito chiudono le tavolate tipiche. Ebbene, non riusciamo proprio a mangiare tutto, oppure la pizza è più grande di quanto ci aspettavamo?
Il secondo comandamento del nostro decalogo recita: Chiedi di portare a casa gli avanzi in un pacchetto.
Come? Con la “doggy bag” (letteralmente “sacchetto per il cane”) che, più che un oggetto, è una buona pratica contro gli sprechi. Ci vergogniamo a chiederla? Temiamo di passare per poveracci? Ma se lo ha fatto lei! Nell’anno dell’insediamento alla Casa Bianca, nella prima visita ufficiale a Roma, Michelle Obama ha scelto nel ristorante “I maccheroni” un menù a base di assaggi di pasta alla carbonara, lasagna e amatriciana, facendosi notare per la richiesta della “doggy bag” con gli avanzi della cena, come segnale contro lo scandalo degli sprechi alimentari.
In Italia, invece, dobbiamo ancora imparare. Un italiano su cinque (il 20%) quando esce dal ristorante si porta a casa la “doggy bag”, ma una percentuale superiore del 25 % ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque a chiederla. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti sui comportamenti alimentari degli italiani svolta nell’estate 2015, dalla quale si evidenzia peraltro che una maggioranza del 28%, al ristorante non lascia alcun avanzo. La tendenza a finire quanto viene servito a tavola, secondo i suggerimenti dei nonni, richiama un passato difficile che, sottolinea la Coldiretti, riconosceva il valore del cibo e la necessità di non sprecarlo. Un comportamento che mal si concilia con i troppi pudori ancora presenti nel richiedere gli avanzi del cibo acquistato nel ristorante, come avviene abitualmente in altre realtà.
Chiedere di portare a casa il cibo avanzato quando si va a mangiare fuori è un comportamento molto diffuso in altri Paesi, a partire dagli Stati Uniti dove la “doggy bag” è una prassi consolidata.
Un’abitudine che non ha ancora contagiato capillarmente l’Italia, dove permangono molte resistenze. Dalla parte dei ristoratori esistono diversi segnali positivi: di fronte a questa nuova esigenza si stanno attrezzando e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc. Peraltro molte delle porzioni avanzate possono essere consumate a casa semplicemente riscaldandole oppure utilizzate come base per realizzare ottime ricette.
Un’opportunità per ottimizzare la spesa, ma anche per ridurre gli sprechi alimentari secondo un obiettivo fissato anche dalla carta di Milano che, dopo essere stata firmata da cittadini e leader mondiali all’Expo, è stata presentata il 26 settembre alle Nazioni Unite.
Maria Cristina Muccioli