Mai come Rimini. Dall’Istria alla Cornovaglia, più d’una realtà europea nelle discussioni dell’Unione a Bruxelles quando si parla di turismo e di azione di sviluppo cita il capoluogo balneare come esempio negativo. “Mai come Rimini” è frutto “di stereotipi e scarsa conoscenza inaccettabile. È necessaria e urgente un’azione istituzionale”. A prendere le difese di Rimini è Maurizio Davolio: con la sua AITR (Associazione italiana turismo responsabile) da 20 anni mette al centro della sua azione il rapporto tra turista e comunità locale. “Troppo spesso Rimini è utilizzata come paradigma negativo – ribadisce Davolio, in alcuni casi docente ad Economia del Turismo – a questi politici, amministratori e presunti operatori del settore, domando: da quanto tempo non frequentate la riviera?”.
La città romana e il Tempio Malatestiano, l’entroterra verde e l’enogastronomia, l’accoglienza e gli eventi: le offerte che Rimini mette sul piatto per superare lo stereotipo del divertimentifcio sono più d’un tentativo. “Dalle fogne alla valorizzazione di piazza Malatesta, dove un castello medievale dialoga con Verdi, dal Teatro Galli alla Domus fino alle piste ciclopedonali e ai tanti eventi organizzati. Se stiamo rivedendo tante cose in questa città è proprio per far fronte ai tanti problemi che affliggono il turismo, e non solo quello riminese. Se una città è più bella per chi la abita, lo è anche per i turisti”. Sindaco di Rimini e delegato al Turismo dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Andrea Gnassi vuole smarcarsi dagli stereotipi. Lo ha ribadito durante l’anteprima del “Positive Economy Forum” ospitata da San Patrignano e dedicata al turismo positivo. Quel turismo che “non consuma tutto e subito: territori, risorse e rapporti personali” secondo la definzione dell’economista francese Jacques Attali, ma semina germi di altruismo, perché “la soddisfazione dell’operatore risiede nell’appagamento del turista”.
Questa nuova cultura del viaggio e dell’accoglienza ha davanti a sé sfide globali di dimensioni impensabili fino a pochi anni fa. Se nel 2015 han viaggiato 1 miliardo e 300mila persone, la previsione è di superare abbondantemente nelle prossime stagioni il muro dei 2 miliardi, con intere fette di pianeta con la valigia in mano (Cina e India, ad esempio) molto più che in passato. Per intercettare questi mercati, l’Italia deve però garantire “servizi, logistica e alta velocità – rilancia Gnassi – oltre a spazi urbani adeguati, per quelli che non sono più turisti ma cittadini temporanei delle nostre città”. L’Italia è al top delle mete desiderate, ma poi si scopre che è solo al settimo posto come scelta finale. Sognata ma molto meno scelta. Eppure il turismo è ancora il “petrolio” dell’Italia. Occorre una politica industriale per mettere in rete un settore che incide per oltre il 10% del Pil nazionale. “Considerato spesso immateriale, effimero e fai-da-te, in realtà il turismo è un’industria su cui investire”. Occore rinnovarsi e pensare a città che vadano verso i turisti, rinnovando i trasporti, puntando sul car sharing e su idee nuove. “Non si può pagare un taxi Rimini-Riccione quanto un volo a Londra. e neppure impiegare 90 minuti per coprire la distanza aeroporto di Bologna-Rimini. – è la Gnassi-sfida – con le emozioni e i nuovi contenitori (dal Galli a piazza Malatesta) contiamo di attirare 500.000 persone l’anno”. Mission impossibile? L’architetto Eduard Mijic (tra le firme del Palacongressi, e ormai cittadino adottivo riminese) pensa a turismo, architettura e contesto. Basta costruzioni autoreferenziali ma “adattate in base al contesto in cui vengono ad inserirsi”. C’è la firma di Mijic anche sulla riqualificazione di piazzale Kennedy e sul cantiere Ausa per i quali punta al miglior “legame possibile tra verde e spazio”. E un beldevere da passeggiata serale.
Paolo Guiducci