Era un pomeriggio di settembre. Le scuole avevano appena ripreso le loro attività. Fuori si poteva respirare l’ultimo refolo d’estate. All’improvviso le televisioni interruppero i loro programmi per dare una notizia che spezzò il cuore. Un bambino di appena 8 anni era stato ucciso su un tratto di Superstrada che unisce Salerno a Reggio Calabria. Una rapina finita in tragedia. Era il 29 settembre 1994. Quel giorno sconvolse l’Italia. Per l’omicidio barbaro di quella piccola vita, ma soprattutto per quanto accadde dopo. Papà e mamma Green, inglesi in vacanza nel Belpaese, rinchiusi in un ospedale sconosciuto della prima Calabria, decisero di donare gli organi di Nicholas. Un gesto d’amore enorme che permise ad altre persone di tornare ad avere una vita più normale. Donazione degli organi. Un argomento fino a quel momento poco conosciuto. Da quel maledetto pomeriggio, però, di strada ne è stata percorsa. L’esempio è la giornata organizzata per venerdì 22 aprile e intitolata Rimini dona la vita. Nata dalla collaborazione tra l’Amministrazione comunale e Lega Italiana Fibrosi Cistica Romagna onlus ha come obiettivo quello di portare a conoscenza di tutti i cittadini che da maggio anche nel nostro Comune si potrà esprimere in sede di emissione o rinnovo della Carta d’Identità, la volontà a essere donatore di organi e di tessuti.
Ma cosa significa diventare donatore d’organi?
“Significa esercitare un atto nobilissimo che serve alla società, al ricevente, e alla famiglia del donatore stesso – spiega il dottor Fabio Bruscoli, coordinatore locale trapiani di Rimini in seno all’Ausl Romagna -. Vediamo parenti affrontare la circostanza luttuosa con meno carico di dolore, diciamo che sono più sereni perché in coscienza sanno di aver fatto un gesto di grande valore umano”.
Quali sono le tappe che portano alla donazione d’organi?
“Nel momento in cui l’unità di Rianimazione riscontra un caso di probabile donazione, avverte l’unità ospedaliera che dispone l’accertamento della morte. Un’operazione lunga, regolata dalla legge e compiuta da anestesista, neurofisiopatologo e medico legale. L’osservazione ha una durata variabile in base all’età del soggetto: 6 ore per gli adulti e i bambini di età superiore a 5 anni; 12 ore per i bambini tra 1 e 5 anni e 24 nei bambini di età inferiore a 1 anno. Nel frattempo viene avvertito il Centro Trapianti Regionale (Modena, Bologna e Parma), poi quello interregionale, nazionale o, se necessario, estero. Il Centro trapianti, a sua volta, attiva i professionisti d’equipe chirurgica, i mezzi di trasporto su cui viaggeranno i chirurghi, le sale operatorie dell’ospedale di destinazione, nonché il probabile ricevente, che viene allertato e invitato a raggiungere la struttura ospedaliera. A questo punto, se viene accertata la morte, i medici d’equipe parlano con la famiglia del defunto per verificare l’effettiva volontà alla donazione. Solo allora, in caso di effettiva e condivisa decisione alla donazione, si procede al prelievo, che viene di norma effettuato di concerto dai medici dell’ospedale di Rimini e da quelli dell’equipe del Centro trapianti. L’organo, o più spesso gli organi (ne vengono prelevati più di uno), verranno attentamente valutati e se idonei, trasportati al Centro regionale dove avverrà il trapianto”.
Perché donare i propri organi e i propri tessuti?
“Semplicemente perché ogni anno migliaia di persone sopravvivono a gravi malattie con i trapianti, grazie alla solidarietà e alla responsabilità di chi sceglie di compiere questo grande atto d’amore”.
Si può conoscere a chi verranno trapiantati gli organi?
“Non è possibile conoscere né il nome del donatore né quello del ricevente perché gli organi vengono assegnati in base alle condizioni di urgenza e alla compatibilità clinica e immunologica delle persone in attesa di trapianto”.
Quali sono i presupposti per ricevere un organo?
“Sostanzialmente chi entra prima in lista d’attesa perché gli è stata riconosciuta una certa gravità. I criteri sono condivisi in tutt’Italia: chi è più grave viene trapiantato prima, inoltre entrano in gioco anche vari fattori di compatibilità”.
Francesco Barone