Paura di viaggiare – Viaggiare è la cosa più bella del mondo e far passare per pericolose mete che in realtà non lo sono rischia di farci perdere occasioni di crescita. È quello che sta avvenendo negli ultimi tempi in Europa e dintorni a causa dei recenti attentati terroristici. “Mar Rosso? No grazie, ci tengo alla pelle” si sente dire spesso in queste settimane. Eppure sapete qual è la meta dove si muore di più? Casa nostra, la cucina in particolare. Ogni anno in Italia perdono la vita 8mila persone per incidenti domestici e ne vengono ricoverate 90mila. Una ecatombe silenziosa che fa impallidire i seppur tristi bollettini delle esplosioni criminali. “C’è una bella differenza tra il pericolo reale e quello percepito”, afferma Maurizio Morolli, consulente finanziario di Azimut, di ritorno dalla Turchia dove dopo gli ultimi attentati non c’era una coda a un museo. “Ci sono comportamenti umani privi di logica – spiega – che sono studiati anche in finanza”. I dati del portale Statista parlano chiaro. Dagli anni Settanta in poi i morti per attentati in Europa si sono infinitamente ridotti. Soprattutto – parrà strano – dal 2001 ad oggi. Cosa evitare? “Seguire il gregge”.
Bruxelles, Parigi, Istanbul, Tunisi, Sharm el-Sheikh… I farabutti delle cinture esplosive hanno capito bene quanto sia determinante il fattore psicologico nelle società libere odierne, pervase dalla comunicazione. Bomba dopo bomba, la psicosi collettiva ha fatto riempire di “ics” il mappamondo di famiglie impaurite. Stiamo forse esagerando? “Oggi la paura di volare è stata superata da quella per le destinazioni”, rivela Nunzia Celli, direttrice dell’agenzia Ariminum Viaggi, “eppure le mete percepite come pericolose dagli italiani sono piene di turisti stranieri. Come mai?”.
A farne le spese, oltre al nostro bagaglio culturale, tutta la filiera dei viaggi.
‘“Fare di tutta l’erba un fascio è la tendenza del momento”’, aggiungono da un’altra agenzia, Adriatour.
“Se succede qualcosa a Il Cairo, si ha paura di andare a 900 km di distanza anche se per la Farnesina non ci sono rischi seri. È come se uno straniero decidesse di non andare a Rimini perché a Napoli c’è stata una sparatoria”. Aggiunge un’operatrice: “Sono appena tornata da Marsa Alam con mio figlio. Si stava benissimo, ma il nostro villaggio da 1.200 persone contava solo 83 ospiti”.
Intanto le Baleari, su cui tutti ripiegano, hanno raggiunto prezzi caraibici, mentre il Mar Rosso ha i conti in… rosso. Ancora peggio la Tunisia: la strage del Bardo ha messo a terra la sua economia; gli operatori turistici del posto stanno facendo molta promozione, ma è dura riacchiappare visitatori seduti di fronte ai loro tg. Le mete islamiche vengono viste con sospetto, dicono in coro le agenzie viaggi. “Tutti gli hotel di Sharm per italiani con i quali eravamo abituati a collaborare hanno chiuso”, affermano da Instransit (Rimini), “per cui non vi mandiamo più nostri clienti. E l’anno scorso nessuno è voluto andare in Tunisia”. Solo una cancellazione per Parigi nei giorni dopo gli attentati, “ma è una meta per la quale la gente non va in agenzia”.
I ragionamenti fobici, poi, possono essere parecchio arzigogolati, come spiegano da Adriatour:
“C’è chi dopo i fatti di Parigi evita anche Londra perché teme eventi analoghi a breve. O chi dice: in Russia meglio di no, l’Isis può ritorcersi contro Putin”.
D’improvviso, tutti esperti di geopolitica.
“Dopo una ventina di giorni da un attacco l’attenzione mediatica scema e si ritorna a prenotare. Ma questo vale di più per le capitali europee. Per l’Egitto la paura rimane, come per Tunisia e Turchia. In Iran? «Ma siete pazzi» mi hanno detto dei clienti, quando invece è un paese tranquillo. Ci siamo andati da poco: si stava una favola”.
Mirco Paganelli