Giubileo della Misericordia – Gli autorevoli inviti all’accoglienza di Papa Francesco e anche del Vescovo Francesco stanno dunque diventando realtà?
Il Pontefice durante l’Angelus del 6 settembre scorso, invitava la Chiesa “di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita”, a farsi prossima e “a dare loro una speranza concreta”. Alla vigilia del Giubileo della Misericordia, l’accorato appello “alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi”.
L’appello era stato ripreso dal Vescovo Francesco nella lettera pastorale intitolata: Vogliamo incontrare Gesù. Evangelizzare si deve, ma si può?, dove poneva tra le opere segno, il progetto della Caritas diocesana “Parrocchia accogliente”. L’auspicio era che ogni parrocchia accogliesse una famiglia o un piccolo nucleo (4-5 persone) di profughi.
Dalle parole ai fatti.
A tutt’oggi sono oltre una decina le parrocchie che hanno avviato una riflessione e stanno studiando come realizzare il progetto messo a punto dalla Caritas diocesana. Sabato 5 marzo, presso la comunità di Sant’Andrea dell’Ausa (Crocifisso) è partita la prima esperienza di accoglienza e giovedì 17 la seconda, a San Giovanni Battista (di questa racconteremo sul prossimo numero).
“La famiglia accolta nella nostra comunità – ci spiega il parroco del Crocifisso don Paolo Donati – è composta da quattro persone: padre sudanese (Khaled), madre etiope (Almaz) e due bimbe di tre anni (Samer) e quattro mesi (Asil). Fuggiti dal Sudan nel 2013, hanno lasciato anche la Libia a causa della situazione di violenza diffusa a febbraio 2016. Sono richiedenti protezione internazionale, in attesa che la Commissione territoriale di Forlì ascolti la loro storia e valuti la loro richiesta di protezione”.
Come parrocchia siete soli in questo impegno?
“Gli ospiti sono inseriti in un percorso di accoglienza gestito dalla cooperativa sociale Madonna della Carità in collaborazione con la nostra parrocchia”.
Qual è il vostro impegno come parrocchia?
“La parrocchia ha messo a disposizione della famiglia un appartamento (che si trova nel cuore del quartiere). Una ventina di volontari aiutano gli ospiti nella loro quotidianità, con il supporto dell’intera comunità”.
Cosa fanno i volontari?
“Seguono la famiglia nei suoi primi passi sul territorio, dai contatti coi medici di base alle lezioni di lingua italiana, dall’accompagnamento presso i negozi di quartiere alla mediazione nei rapporti coi vicini di casa”.
Com’è andato questo primo impatto?
“Il gruppo è molto entusiasta e l’accoglienza è stata davvero calorosa: a dare il benvenuto alla famiglia quando è entrata nell’appartamento c’erano i coordinatori dei volontari, mentre il resto del gruppo si è presentato poco a poco nei giorni successivi; martedì 8 è stato organizzato un bell’aperitivo di benvenuto come momento di incontro ufficiale fra i volontari e i beneficiari. Nella comunità c’è molta curiosità e molto impegno; la presenza delle bambine, educate e sempre sorridenti, sicuramente aiuta nella costruzione del rapporto con la famiglia”. (GvT)