Fili di porpora rossa che intrecciano, come trama delicatamente guidata da mani di donna, un ordito bene allineato per decidere il futuro dell’umanità. Telai su cui annodare tappeti preziosi, nella consapevolezza che ogni nodo racchiude i destini degli uomini.
Gesti antichi, immortalati in raffigurazioni tramandate da terre e tempi lontani, ma presenti anche in opere contemporanee, dove la protagonista è sempre lei, la donna. Spesso rappresentata dalla Dea più grande, la Madre di Cristo, la donna che fila e tesse è regina del destino non solo del proprio figlio, ma di tutte le discendenze a venire.
Tessitura? È arte
Appassionante e coinvolgente, il viaggio guidato alla conoscenza di uno dei simbolismi più frequenti nell’arte legati alla figura femminile, con la sacralità a fare, è il caso di dirlo, da filo conduttore.
Il terzo incontro del ciclo “I Maestri e il tempo. Racconti di donna: simboli, radici, destini”, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini a Palazzo Buonadrata e tenuto dallo storico e critico d’arte Alessandro Giovanardi, ha avuto per oggetto miti antichi e Madonne, Sacre Annunciazioni e Icone.
Leggendo insieme affreschi, mosaici e tele delle varie epoche della storia dell’arte, Giovanardi ha svolto il tema: “La tela di Aracne e i fili della Vergine. Simboli e arcani della tessitura nella pittura sacra”.
L’opera d’arte, un santuario
“Il mio modo di leggere e interpretare le immagini – ha spiegato Giovanardi – è di porre attenzione agli archetipi in esse presenti: è come stare davanti al santuario dell’opera d’arte e riuscire ad attraversarne il velo. Il buon Dio si nasconde nei dettagli”.
A partire dalle raffigurazioni del mito di Atena e Aracne, il percorso si è sviluppato ammirando alcune Annunciazioni barocche presenti sul nostro territorio (quella di Cagnacci a Forlì, Visacci a Roncofreddo, Sirani al Borgo San Giuliano), per soffermarsi sui particolari riguardanti elementi simbolici quali il cesto da lavoro contenente gomitoli, fusi o stoffe candide pronte per il ricamo. Come a significare che Maria, la ragazza destinata a cambiare le sorti dell’umanità, era assidua nei lavori in cui le donne sono maestre.
Ma quel filo rosso di lana purpurea, presente in tante rappresentazioni, fra cui un famoso mosaico che si può ammirare nella chiesa bizantina della Martorana, a Palermo, simboleggia anche il sangue e la Passione. Un velo destinato al Cristo e al suo tragico destino in terra, che Maria, già dall’incontro con l’Angelo, si appresta a tessere. Il filo rosso, talvolta avvicinato al roveto ardente o come appoggiato al ventre di Maria che fa intravedere il Bambino che nascerà, è un simbolismo che ritorna nelle varie epoche.
Gli approfondimenti di Giovanardi sono stati intercalati da letture di vari brani da parte della poetessa Sabrina Fuschini.
Uno di questi è tratto dal Protovangelo apocrifo di Giacomo: “… il sacerdote disse: «Su, tirate a sorte chi filerà l’oro, l’amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina». A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. Maria, preso lo scarlatto, lo filava. Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: «Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne». Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola»”.
Il filo della vita
Sotto la guida dello storico, che, tra l’altro, è docente di Arte Sacra e di Iconologia presso gli Istituti Superiori di Scienze Religiose di Rimini e di Monte Berico (VI), si possono pure approfondire i significati di alcuni famosi miti: dalla diatriba fra Aracne e Atena, alle altre figure accostate al Fato quali le Moire greche, spesso identificate con le Parche romane, tre donne padrone del nostro destino: Cloto, nome che in greco antico significa “io filo”, che appunto filava il filo della vita; Lachesi, che significa “destino”, che lo avvolgeva sul fuso e stabiliva quanto del filo spettasse a ogni uomo; Atropo, che significa “inflessibile”, che, con lucide cesoie, lo recideva, inesorabile.
“I Maestri e il Tempo” prosegue il suo percorso al femminile: venerdì 18 marzo (ore 17.30) Palazzo Buonadrata ospita la storica dell’arte e filosofa Elena Filippi. Il suo intervento verterà su “«Concordia discors»: il Tempio Malatestiano di Rimini crocevia di Umanesimi”.
Maria Cristina Muccioli