Ragazzi disabili – Anche a Rimini prende forma il progetto di vita indipendente per i ragazzi con disabilità. Se ne è discusso nel convegno Sono adulto , organizzato dal Centro Studi Erickson al Palacongressi. Del resto Rimini non è nuova alla sperimentazione di questo tipo di esperienze, che propone convivenze in autonomia e indipendenza dai genitori, in un ambiente semi protetto dalla presenza di educatori professionali. È stata l’associazione “Crescere Insieme” la prima a sperimentare questo nuovo tipo di esperienza con il progetto «Casa per noi», un programma graduale di residenzialità, volto a far acquisire ai ragazzi gli strumenti per poter vivere e convivere in autonomia. All’interno di un appartamento in affitto, ogni ragazzo è guidato al potenziamento delle proprie capacità. Un’opportunità di crescita personale mirata all’acquisizione di abilità spendibili nella routine quotidiana e quindi all’accrescimento dell’indipendenza dei singoli e del gruppo.
Finanziato in parte da piani di zona, in parte dall’associazione e dalle famiglie, con la professionalità della cooperativa Millepiedi, il progetto, si è strutturato fino ad entrare in una fase più incisiva dal punto di vista dei periodi di vita indipendente. Si chiama proprio così infatti quest’ultima fase, che è finalizzata al raggiungimento della massima autonomia da parte dei ragazzi, con una sempre minor presenza della figura dell’educatore. Da poco più di un mese Manuele, Paola, Giorgia e Serena vivono insieme, si spostano in città, prendono l’autobus e vanno a lavorare, fanno la spesa e preparano da mangiare, tengono pulita e in ordine la casa, gestiscono il proprio tempo libero e si ‘allenano’ a vivere da soli.
Un bell’esempio di sistema di rete fra pubblico e privato che vede il Comune di Rimini e la cooperativa Millepiedi come partners di Crescere Insieme in un sistema di azioni che fanno da garanzia alla buona riuscita del progetto. Una certezza che va incontro ai dubbi delle famiglie che da sole farebbero fatica a buttarsi in questa avventura.
Come per il lavoro, anche l’aspetto abitativo è un elemento essenziale per stimolare e sviluppare responsabilità. Un percorso che, anche in questo caso, restituisce alla comunità un senso di civiltà più ampio del motivo per cui nasce. Prende forma infatti un nuovo concetto di casa, non più intesa come nel senso comune di sistemazione, ma come esperienza socializzante, presa di responsabilità e moltiplicatrice di abilità personali. Un’altra lezione di vita che parte dai ragazzi con disabilità e si apre a tutta la comunità.
Casa dolce casa. Uno dei workshop del convegno #sonoadulto era dedicato a proprio a questo tema col titolo «Casa dolce casa: l’abitare per le persone con disabilità». Qui abbiamo incontrato Riccardo Bianchi, vicepresidente di Crescere Insieme.
Quando avete avuto l’dea di sperimentare l’autonomia dei vostri ragazzi attraverso la convivenza abitativa e come è strutturato il progetto educativo?
“Sono circa 7 anni che stiamo lavorando sui progetti di vita indipendente. Si tratta di iniziative che non è detto che finiscano necessariamente con l’abitare in casa perché questa è un’esperienza che potrebbe non essere per tutti i nostri ragazzi, ma probabilmente per molti di più di quanti noi possiamo immaginare.
Attualmente abbiamo tre momenti. Una prima fase chiamata in riviera tutto l’anno, che mira a costruire un cammino sulle prime esperienze di vita indipendente con un percorso denominato fine settimana di autonomia, dove appunto si fanno dei fine settimana auto-organizzati con il supporto continuo di un educatore. Questa prima fase è rivolta ad una fascia d’eta adolescenziale che va dai 15 ai 18. Successivamente c’è un percorso che si chiama Casa per noi, dove in modo progressivo si sperimenta la vita in appartamento, il distacco dalla famiglia per periodi inizialmente di qualche giorno sempre con il supporto di un educatore che all’inizio è completo e che via via diventa sempre meno presente. L’ultimo passo attivato lo scorso gennaio, è quello che ha previsto l’apertura di appartamento dove quattro ragazzi stanno sperimentando un distacco dalla famiglia più impegnativo. Si tratta di periodi di due o tre settimane con il supporto di un educatore anche in questo caso limitato a poche ore al giorno. Un percorso progressivo che per compiersi veramente apre il grande problema del lavoro perché la casa bisogna mantenerla con tutte le sue spese e qui la strada da fare è ancora lunga”.
Emiliano Violante