Tutti abbiamo delle figure ideali. E come le pensiamo, ci piacerebbe averle accanto. Esiste, nella fantasia di tanti, un prete “ideale”. Inutile negarlo. Molti hanno incontrato sacerdoti proprio come li desideravano e ne sono grati. Altri ne hanno nostalgia. Sì, perché occorre ammetterlo, tutti vorremmo avere come parroco un sacerdote alla don Matteo. Nasce forse da qui, dall’esperienza vissuta o da quella mancata, la fortuna della serie televisiva, giunta alla decima edizione. La veste svolazzante di don Matteo è meravigliosa. Indica la premura, la solerzia, la sana inquietudine che anima un sacerdote in costante trepidazione per le anime a lui affidate. Questo prete che si aggira per le vie della sua parrocchia in sella alla bici, ricorda tanto un altro prete famoso per la sua tonaca lisa. Don Matteo non è catalogabile, intendiamoci. Quel prete dagli occhi azzurri è “ideale” ed è bene che resti così. Ma preti di quella pasta ce ne sono, ed è giusto non dimenticarlo. Vedere volare quella veste mi fa venire in mente don Oreste Benzi. Anche l’attenzione per l’umanità sofferente, i carcerati, gli esclusi, per i feriti dalle vicende della vita mi ricordano tanto la cura che il sacerdote riminese aveva per le persone spesso sole e dimenticate. Non aveva importanza il rango, la posizione sociale, il reddito. Non c’era distinzione: chi gli capitava davanti aveva sempre la sua piena considerazione, proprio come fa ben intuire don Matteo. Non c’è mai una parola di condanna, né di giudizio. Solo comprensione, amore, vicinanza e, soprattutto, la gioia del Vangelo, dell’esperienza cristiana che riempie la vita e la fa diventare un dono. La tensione è la medesima: quella di farsi prossimo a chi ha bisogno. Così diventa inevitabile abbracciare un padre che non riesce a dialogare con il figlio, dire alla escort del primo episodio interpretata da Belen che lei vale molto di più e ricordare a un omicida che “la vera rivoluzione nella storia è Dio che non si stanca mai di perdonarci”. “Do you love Jesus?”, ripeteva don Benzi, di notte, anche in pieno inverno, alle prostitute lungo la statale Adriatica. “Se vuoi, puoi, qua non ti giudica nessuno. Vieni, è bello. Dai, ci stai?”. Ecco, è questo che il pubblico, sempre numerosissimo, avverte nella figura ideale di don Matteo: un prete di cui ci si può fidare, uno che non giudica mai. Anzi, comprende, incoraggia, aiuta, sostiene, si fa presente. Uno come tanti ne vorremmo. Solo alla maniera di don Matteo, dunque, prete ideale? No, anche alla maniera di tutti quelli che ogni giorno, nel silenzio, si spendono per curare le ferite e scaldare i cuori. Pastori con l’odore delle pecore, come chiede papa Francesco. Con la tonaca lisa e le scarpe consumate.
Francesco Zanotti