Banca Popolare Valconca – È un istituto saldo, con le radici ben piantate sul territorio (lo attestano le 31 filiali e i 4.650 soci) e una reale capacità di stare sul mercato (come confermano il Cet 1 al 12,6 il Total Capital Ratio al 13,06). Elementi in grado di accendere ben più stelle di quelle che “Altroconsumo finanza” le ha attribuito, operando un paragone non omogeneo. “Banche Popolari e Banche di Credito Cooperativo, pur affini sotto il profilo storico ed etico, si comportano in maniera del tutto differente dal punto di vista fiscale” fa notare il direttore di Banca Popolare Valconca, Luigi Sartoni.
L’indagine “Altroconsumo finanza” ha preso in esame circa 300 banche in Italia, attribuendo – secondo alcuni criteri – dei punteggi, espressi in stelle. Risulta così che Banca Malatestiana è l’istituto più solido del territorio (l’unica a fregiarsi di cinque stelle), Banca di Credito Cooperativo Gradara se la cava egregiamente (4 stelle e 215.93 punti) come Bcc Romagna Est (4 stelle, 212.86) mentre Banca Carim e Banca Popolare Valconca devono accontentarsi di accendere due stelle. A Sartoni, però, non è tanto la posizione in classifica a dispiacere, ma il confronto del tutto soggettivo operato.
“«Altroconsumo finanza» non è un’authority del credito e quella che elabora è una personale classificazione i cui parametri (una, due, tre stelle) sono del tutto soggettivi. Con i dati più recenti saremmo comunque a tre stelle”.
Da dove nasce, quindi, una classificazione così impietosa?
“Pur tenendo per buona la classificazione di Altroconsumo finanza, la Banca Valconca avrebbe tre stelle, da loro ridotte a due perché i dati sono quelli al 31 dicembre 2014. Gli ultimi dati ufficiali sono quelli, ma noi non abbiamo l’obbligo di fare una semestrale pubblica, che in ogni caso è presente sul sito dell’istituto. Comunque, anche con i dati al 30 giugno 2015 saremmo ampiamente nelle tre stelle”.
Ai primi tre posti di questa graduatoria compaiono solo Bcc.
“C’è una spiegazione. Le banche di credito coperativo non pagano l’Irpeg/Ires e non danno dividendi, ma accantonano tali somme e di conseguenza il loro patrimonio di regola è molto alto (come Banca Malatestiana, ad esempio, ndr).
La Valconca ha pagato negli ultimi 10 anni 26,5 milioni di Irpeg/Ires e 21 milioni di dividendi, che sommati farebbero 47,5 milioni di patrimonio in più… con conseguenti, e ben meritate, cinque stelle!”.
Come accade per le statistiche del Sole 24 Ore in ordine ai furti e alla criminalità, i dati vanno interpretati.
“I confronti sono credibili se operati tra realtà omogenee. Con il CET 1 al 12,36 – dato al 30 settembre 2015v – e il Total Capital Ratio al 13,06, la BPV si colloca tra le migliori banche SpA e Popolari”.
135 milioni di patrimonio e una struttura ramificata. I soci però non s’impennano più.
“31 filiali, di cui 10 in provincia di Pesaro/Urbino, 20 nel riminese e 1 a Savignano (Forlì/Cesena), nelle quali prestano la loro opera 195 dipendenti. E continuiamo ad assumere: nel dicembre scorso sono entrate a far parte della nostra squadra altre cinque persone.
Capitolo soci. Dopo l’aumento degli ultimi cinque anni, la situazione si è stabilizzata, anche perché diventare soci non è un’operazione per tutti. Non basta la liquidità ma occorre risiedere dove opera la banca e operare sul territorio. Aver distribuito in 10 anni 21 milioni di dividendi sul territorio è la dimostrazione di un radicamento, oltre a tante altre forme di intervento”.
Può essere più chiaro, direttore?
“Il sostegno alle iniziative culturali e di spettacolo, ad esempio: un restauro di un’opera d’arte, un libro, un’opera di solidarietà. E le borse di studio per giovani: il concorso musicale con il conservatorio ’Rossini’ di Pesaro, il premio di pittura ’Alida Epremian’ e le tesi di laurea che trattano argomenti del territorio”.
E la politica sociale?
“È un tasto che ci piace toccare. Ne andiamo orgogliosi. Faccio solo un esempio: per le dipendenti (e sono il 45% le donne in BPV) è previsto un part-time per maternità fino al terzo anno di età del bambino”.
Bcc e Popolari sono però insieme esposte a venti burrascosi. Nel decreto legge Investment compact si parla di cancellare l’art. 30 del testo unico bancario, eliminando così il voto per socio, e non per azione, e il limite di quota dell’1% per azionista che sono le basi del credito per Bcc e Popolari.
“Siamo fortemente contrari a questa eventualità, una impostazione che cozza – tra l’altro – con la Costituzione Italiana laddove promuove tra i suoi articoli la cooperazione.
La cooperazione bancaria italiana non è un’anomalia rispetto al panorama europeo e internazionale. Altrove gli istituti di questo genere si chiamano in altro modo ma sono presenti in Francia, in Olanda (dove detengono un terzo del mercato) e in Germania ma anche in Canada (Banche De Jardin) e persino in Brasile, un Paese da 300 milioni di abitanti dove la cooperazione bancaria vale il 15% del mercato.
L’ordinamento bancario italiano, dunque, non è anomalo perché prevede forme diverse di esercizio dell’attività economica e bancaria. È importante non snaturare la natura stessa del credito popolare e cooperativistico”.
Paolo Guiducci