Due Oscar vinti per la migliore sceneggiatura, per la precisione per “Vacanze Romane” e “La più grande corrida”, ma sui titoli di questi film non trovate il nome dello sceneggiatore Dalton Trumbo, sostituito da pseudonimi. Questo perché Trumbo ( al quale si devono altri “script” celebri per film come “Spartacus”, “Exodus” e “Papillon”, oltre alla coraggiosa regia di “E Johnny prese il fucile”) è stata una delle vittime più illustri della famigerata “lista nera”, l’elenco di sostenitori del comunismo, tutti malvisti negli Stati Uniti fautori di una imponente “caccia alle streghe” che rovinò carriere, individui e famiglie. Un vero e proprio terremoto per Hollywood ora rievocato in un buon film di Jay Roach scritto da John McNamara, dove si segue il difficile percorso di Trumbo (lo interpreta Bryan Cranston), finito in carcere per le sue idee, poi ritornato a scrivere film, anche di serie “B”, sempre sotto falso nome. Una famiglia fedele (la moglie Cleo è la sempre affascinante Diane Lane mentre alla deliziosa Elle Fanning spetta il ruolo della figlia più grande di Trumbo) lo sostiene in quel momento così difficile, in una “mecca del cinema” dove dominano il sospetto e il tradimento mentre il rispetto sembra essere qualità per pochi. Colpito dai veleni della perfida giornalista Hedda Hopper (una fantastica Helen Mirren), penna capace di distruggere qualsiasi carriera hollywoodiana e dagli amici che voltano le spalle (fu il caso di Edward G.Robinson), la figura di Trumbo riesce a mantenere un’invidiabile coerenza ideologica, trasformandosi nel protagonista principale di una battaglia delle idee e della libertà di pensiero che riuscì a debellare la “black list” (anche se le attività di controllo “antiamericane” andarono avanti fino al 1975), nel segno della riconquista di una civiltà perduta nel clima di “guerra fredda” che si respirò tra anni ’50 e primi anni ’60. Film efficace, per chi conosce la storia del cinema ci sono più passaggi stimolanti e la storia incalza lo spettatore sul diritto di libero pensiero, con partecipazione di livello di un cast che regala, oltre agli interpreti già citati, altre performances di pregio come quella di John Goodman nel ruolo di un produttore di modesti filmetti revisionati dal grande Trumbo, in tempi in cui l’autore scriveva qualsiasi cosa pur di lavorare.
Paolo Pagliarani
Per giovani e adulti