I Granchi alla conquista dell’America. Potrebbe essere il titolo giusto per un film prodotto dall’Accademia Basket Crabs, quella che stabilmente palleggia e forma giocatori per i colori biancorossi dal 2014, tra campi da basket e foresteria, a Igea Marina. La stessa Accademia invia ragazzi oltre Oceano per farli confrontare con la realtà a stelle e strisce del basket. Damir Hazdic (nella foto con la maglia del college americano) è l’ultimo granchietto ad essere approdato negli Stati Uniti. Gioca e frequenta le lezioni presso la Arlington Country Day School grazie ad una borsa di studio. Ala bosniaca classe ’97, Damir è un prodotto delle giovanili Crabs e ha vestito la casacca biancorossa anche in prima squadra. Ad Arlington ha iniziato con il piede giusto, segnando la tripla della vittoria già all’esordio. Damir non è il primo granchietto ad attraversare l’oceano: segue le orme, ad esempio, di Pietro Giovanardi, classe ’99, l’anno scorso alla Lutheran High School di New York.
“È nostra intenzione mandare dalla Accademia un giocatore all’anno – dichiara il presidente dei biancorossi, Luciano Capicchioni – con una borsa di studio, per cimentarsi nel mondo americano”.
La pattuglia dei Granchietti al di là dell’Oceano conta altri ragazzi. Dopo l’esperienza in Riviera, <+nero>Bjekovic<+testo_band> è stato a Vienna (altra squadra “agganciata” ai Crabs) ed ora corre, salta e segna in Usa, con la squadra del college Eredlands. Nell’ultima gara la guardia è stata in campo 35 minuti metendo a referto 20 punti.
Mattya Milin, dopo due anni trascorsi a Rimini (e una stagione a Vienna) gioca nel college Usa Salfield University. 20 minuti e 12 punti nell’ultima apaprizione.
Sempre parte della famiglia Crabs, due giocatori han già fatto il salto (anche se in maniera differente). Se l’austriaco Poeltl è un prospetto interessante, il serbo Nemanja Bjelica (27 anni) è già una certezza NBA, dove offre i suoi servigi a Minnesota.
Le giovanili riminesi insomma guardano anche dall’altra parte dell’oceano per far crescere i prorpi ragazzi. Però – eccettuato Giovanardi – i Granchietti negli Usa sono in pratica tutti stranieri.
“I ragazzi di origine straniera che frequentano l’Accademia diventano giocatori riminesi a tutti gli effetti – spiega Capicchioni – e portano un miglioramento anche ai nostri ragazzi”.
Il sistema è adottato in altre realtà come Grecia e Turchia, e tante società italiane seguono queste orme.
“Noi siamo stati precursori – prosegue Lucky – . E gli stranieri in canotta biancorossa sono due, tre per squadra. Rimini ha creato un brand, una scuola riminese di basket, con allenatori riminesi e qualcuno estero con cui ci si scambiano idee che migliorano la qualità”.
Dettaglio fondamentale: il settore giovanile, mix tra riminesi, romagnoli e ragazzi stranieri, sforna giocatori che attualmente militano in vari campionati (anche esteri) che fruttano ai Crabs i NAS, i premi che in pratica – parola di società – tengono in vita la pallacanestro riminese.
Paolo Guiducci