E alla fine da piazza Malatesta rispunta la vecchia torre. È uno dei primi risultati emersi dalla campagna di scavi archeologici della piazza, promossa dal Comune di Rimini con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna.
Gli scavi condotti fino ad oggi hanno portato al totale rinvenimento del muro di controscarpa (la mura esterna dell’antico fossato del castello rinascimentale), risultato in ottime condizioni di conservazione, ovviamente nella parte che non venne demolita in seguito al riempimento del fossato. Le particolarità costruttive emerse hanno infatti evidenziato la presenza di tre contrafforti posizionati esternamente, ai quali verrà restituita traccia, opportunamente restaurata ed evidenziata, nel progetto finale di riqualificazione della piazza.
Nell’area cortilizia della corte a mare, anticamente delimitata dalla “falsa braga” (l’ampio bastione poligonale), è stata inoltre rinvenuta l’intera cresta muraria della torre demolita, che ha portato anche in evidenza tracce di partizioni murarie interne alla torre stessa risalenti alla metà del 1400, mentre esternamente a tale porzione muro si trovano tratti di pavimentazione in ciottolo di fiume risalenti al 1800.
Porzioni murarie, che non sembrano relative alla costruzione della rocca rinascimentale bensì precedenti e risalenti probabilmente a edifici minori di epoca medievale, sono state rinvenute a ridosso della rocca tra la torre demolita e la torre T4, confermando l’ipotesi che il castello voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesta venne edificato su precedenti edifici sicuramente di epoca medievale ma probabilmente anche più antichi.
L’intervento ora in atto è propedeutico al progetto vero e proprio di recupero e valorizzazione di un luogo dell’identità cittadina come piazza Malatesta, attraverso la realizzazione di scavi archeologici estensivi in una porzione della piazza, dove in origine si trovava l’area della Corte a Mare, e una porzione del fossato.
Questa prima ricognizione si sta rivelando particolarmente interessante. Dal rinvenimento a dicembre di un ordigno bellico (poi rimosso dagli artificieri), è emersa l’opportunità di approfondire ulteriormente lo scavo meccanico con vaglio a vista del materiale per ulteriori 40 – 50 cm. Si scenderà dunque ancora sotto terra di un altro buon mezzo metro, per portare alla luce l’antica conformazione di Castel Sismondo in tutta la sua interezza. La Giunta comunale ha così approvato l’aggiornamento del progetto di scavo, al quale contribuisce con un finanziamento di 300 mila euro l’SGR mediante l’utilizzo dell’“Art Bonus”.
“Questa prima fase di scavo – dichiarano il sindaco Andrea Gnassi e l’assessore alla Cultura, Massimo Pulini – conferma le idee e le sensazioni alla base di questo grande progetto che dopo decenni mira a restituire a residenti e turisti quello che per troppo tempo è stato proibito”.
Cresce intanto in città e non solo, il “partito” di coloro che vorrebbero ricostruire l’antica torre abbattuta. “Chiunque guarda oggi Castel Sismondo, capisce subito chiaramente che ne manca una parte. – è l’opinione dello storico Oreste Delucca – Non sarebbe così difficile rispettare il disegno originale: documenti e archivi potrebbero aiutare la ricostruzione”.
Tommaso Cevoli