E così un’altra realtà sportiva riminese è costretta a chiudere baracca. Sempre per mancanza di soldi. All’inizio fu la pallamano, con la squadra femminile. Dopo due Scudetti consecutivi (1996-1997 e 1997-1998) e la prima storica partecipazione alla Champions League, Paolo Jommy e la sua Jomsa si ritrovarono soli e abbandonati con l’unica soluzione amarissima di dire basta. Una storia decennale cancellata in un attimo. Poi toccò al Viserba volley di Paolone Stefanini. Per ben due volte. La prima è datata 1998. Le biancorosse vengono promosse nel campionato di B1, ma durante l’estate, nonostante gli sforzi della società, non vengono reperiti i fondi necessari per garantire la partecipazione al torneo. E così, tra lacrime e dolori, il Viserba cede il diritto sportivo alla Robursport Pesaro che acquista anche trequarti di squadra, compreso allenatore e Direttore Sportivo, gettando le basi per quella che diventerà pochi anni dopo, la squadra più forte d’Italia. Il Viserba, invece, riparte dai campetti di periferia e, anno dopo anno, riesce nuovamente a costruire un gruppo capace di arrivare fino alla serie A2. E questa è storia recentissima. Ma anche in questo caso, Rimini non risponde agli appelli della società e così sfuma l’opportunità di partecipare al campionato. Con tanto di ripartenza dalla serie D. Adesso è il turno del Riviera Volley Rimini. Un progetto partito tra mille speranze e che presto si è sgonfiato costringendo la dirigenza a ritirare la squadra. Storie di sport definiti minori, ma che hanno regalato alla città grandi soddisfazioni che, evidentemente, non bastano. Eppure lo strumento è sempre quello: un pallone. Ma quello che rotola su un prato verde, chissà perché, esce sempre dal… Comune destino.