Le cassandre son servite. E con esse anche tutti i profeti di sventura che già intonavano il de profundis all’Università a Rimini, sventolando il calo delle immatricolazioni, scese da 1.605 a 1.499.
Un anno dopo, il Campus ha già invertito la tendenza: i nuovi iscritti sono volati oltre quota 1.500, 1.518 per la precisione. L’aumento percentuale è del 2% (mentre il passato anno accademico aveva lasciato sul campo un calo del 6,6% pari ad un centinaio di matricole in meno: 1.499 i nuovi iscritti in totale invece di 1.605) ma il coordinatore del Campus di Rimini dribbla la polemica e punta al sodo. “Per l’Università di Rimini è finita la stagione della quantità, la caccia agli studenti – dice il prof. Antonello Scorcu – Il nostro Polo deve puntare – e già lo sta facendo – sempre più su qualità, ricerca e internazionalizzazione”.
Numeri alla mano, i corsi più gettonati dalle matricole sono quelli di moda: +13%. Va forte anche la scuola di psicologia (+9,5%), con un vero e proprio boom di iscrizioni per la laurea in progettazione e gestione dell’intervento educativo nel disagio sociale.
E pensare che nel 2015 fu quello un corso molto penalizzato, perché doveva fare i conti con l’introduzione del numero programmato.
Anche le lauree in economia han ripreso la corsa, facendo segnare il 4% di immatricolazioni.
Più in generale, Rimini registra un “vero boom delle lauree magistrali (tra cui quella a ciclo unico di farmacia) che hanno registrato un incremento del 6,7% di matricole rispetto al precedente anno accademico”. Le triennali fanno segnare invece un sostanziale pareggio, con alcuni segnali positivi e altri corsi più “sofferenti”. Arretra decisamente il corso di chimica e tecnologia per l’ambiente della scuola di scienze (-37%). Frenano anche le lauree in Farmacia (tranne quella magistrale), di cui fa parte anche il corso di scienze motorie: -8,5%. Cala pure il corso di medicina (-3%), nonostante il corso per assistente sanitario faccia registrare il tutto esaurito.
I numeri complessivi sono bassi (una ventina i posti disponibili) ma il corso era una novità assoluta “e il corso, che è andato a sostituire quello di ostetricia – conferma il prof. Scorcu – avrebbe persino una lista di attesa”.
Rimini comunque ha ancora appeal. La crisi economica ha sicuramente indotto più di uno studente ha “pesare” bene il suo ingresso in università e soprattutto a scegliere Rimini quale ateneo, specie i ragazzi provenienti da fuori regione.
Questa università ha voglia di farsi apprezzare anche fuori dai confini. E non sembri una spacconata, se è vero che il 50% degli iscritti ai corsi in lingua straniera arrivano da lontano. All’interno dell’ottimo andamento delle immatricolazioni dei corsi di economia e di moda (+25%), la vera notizia sono i corsi in inglese, ricercati e in aumento. Attualmente rappresentano un quarto del totale: 5 su 19 corsi all’interno del polo universitario. “Corsi di alto livello, e per questo sono scelti da tanti studenti stranieri. – assicura Leonardo Cagnoli, president di Uni.Rimini – Rimini deve trasformarsi sempre di più in un campus internazionale, per attrarre studenti, docenti e ricerca”.
Fin dal suo insediamento l’Università a Rimini ha sempre fatto discutere. “Penso – ammette Scorcu – che il territorio non si renda pienamente conto dell’importanza del Campus universitario. Stiamo facendo una ricerca per valutarne l’impatto economico e si tratta di decine di milioni di euro che ogni anno arrivano sul territorio. E questo non è nemmeno l’aspetto più rilevante perché dobbiamo pensare al capitale umano che l’Università forma e che il territorio deve riconoscere e cercare di impiegare al meglio”.
Paolo Guiducci