Là dove un territorio, con il suo tessuto economico e imprenditoriale, fatica a fare la differenza, arriva l’8xmille. È ciò che avviene a Santarcangelo, dove ormai da diversi anni la sua chiesa più importante, la Collegiata, vive una situazione di stallo. Ledificio fu costruito a metà del Settecento (tra il 1744 e il 1758) per rispondere alla volontà del clero e dei cittadini di riunire in ununica comunità i fedeli che fino ad allora erano divisi in due parrocchie, la antica Pieve dedicata a San Michele Arcangelo e la chiesa di Sant’Agata.
La Collegiata, dunque, è una chiesa che ricopre da secoli un ruolo centrale per l’identità e la vita religiosa dei santarcangiolesi, ma da diverso tempo necessita di importanti interventi di restauro messa in sicurezza, non più rimandabili, che prevedono un impegno economico di gran- de rilievo. Tanto che, fin da subito, in seno alla parrocchia è stato istituto un Co- mitato al fine di mettere in campo tutto l’impegno necessario per raccogliere fondi e sostenere i restauri. Ma strada è tutt’altro che semplice, al punto che la stessa Diocesi Rimini è giunta a prendere in considerazione la possibilità, qualora non si raggiunges- se la copertura finanziaria necessaria, di vendere la chiesa del Suffragio, altro edi- ficio di culto della città, che ha un gran de valore identitario e affettivo per i santarcangiolesi, vista la sua lunga storia.
Motivo per cui l’ipotesi di alienazione paventata dalla Diocesi, seppur in un’ottica di extrema ratio, ha fin da subito acceso un forte dibattito in città. Una situazione, dunque, tutt’altro che semplice.
Il ruolo dell’8xmille I lavori di restauro di cui necessita la Collegiata di Santarcangelo sono divisi in due stralci, il primo dei quali ha già aperto i cantieri. Si tratta degli interventi che interessano la messa in sicurezza del transetto sinistro e del campanile. Interventi di particolare delicatezza e complessità, oltre che di rilevante impegno economico: da questo punto di vista la città ha fatto particolarmente fatica a dare una risposta adeguata, mentre è risultato decisivo l’apporto dei fondi rac- colti grazie all8xmille, che hanno finan ziato gran parte del primo stralcio di lavori.
“Dei finanziamenti per la prima fase dei lavori alla Collegiata, la maggior parte è arrivata grazie all8xmille. – sottolinea don Giuseppe Bilancioni, parroco di Santarcangelo – Si tratta, nello specifico, di circa 600mila euro su 750mila complessivi”. Un aiuto fondamentale, considerata la complessità della situazione.
Ma la raccolta dei fondi, se non si considera il contributo dell’8xmille, continua a procedere con tante difficoltà. “Grazie a questo contributo la prima fase dei la – vori è finanziata e può andare in porto. prosegue il parroco – In genera – le, però, la Collegiata necessita unaltra fase di lavori, per quali la ricerca dei fondi è complessa e procede con difficoltà. Occorre un maggiore interesse e uno sforzo più grande da par – te del tessuto economico della città, per salvaguar – dare un bene che è di tutta la comunità”. Ciò che resta è la forza e lefficacia di uno strumento, quello dell’8xmille, che si è dimostrato fondamentale nel tutelare un punto di riferimento centrale dell’identità storica e culturale della comunità santarcangiolese. Strumento che necessita del sostegno e della firma di tutti per poter continuare a valorizzare in questo modo opere di rilevanza sociale e religiosa in tutta Italia (per scoprire tutti i dettagli e le modalità per la firma, visitare il sito www.8xmille.it).
I lavori Gli interventi alla Collegiata di San- tarcangelo sono affidati all’architetto Mauro Ioli, che illustra nello specifico la situazione del restauro.
“Il primo stralcio dei lavori è circoscritto al transetto sinistro e al campanile della chiesa, e su questi due corpi di fabbrica si stanno focalizzando i lavori, resi possibili anche grazie al sostegno della CEI.
Si tratta di lavori su due distinte porzioni della chiesa che avevano mostrato, e mostrano tuttora, i segni del tempo e per le quali, dunque, c’è la necessità di intervenire con particolare urgenza. I lavori sono iniziati e procedono, anche se a rilento, a causa degli imprevisti che restano all’ordine del giorno come spesso accade nei grandi fabbricati di antica costruzione”.
Entriamo nel dettaglio, partendo dal transetto sinistro.
“Il problema più importante è derivato da una lesione verticale profonda, visibile già da tempo anche allesterno delledificio, che interessa l’intera struttura muraria da quota cornicione fino alla parte prossima al piano stradale. È molto probabile che la compatta muratura del transetto sinistro sia stata soggetta a sollecitazioni provenienti dall’ampia soprastante copertura spingente, che ne hanno causato un lento ma progressivo deterioramento e un evidente ‘spanciamento’, tendente a portarla fuori piombo. Una fessurazione profonda che attraversa anche la grande finestra (posta sopra laltare ligneo della ‘Madonna con il Bambino’) che è la fonte di luce del transetto sinistro. Questa lesione edilizia, dunque, è oggetto di necessarie attenzioni, nonché di interventi che sino ad oggi sono stati realizzati all’interno del sottotetto del corpo di fabbrica, ma che presto risulteranno parzialmente vi- sibili anche dallesterno, finalizzati alme no a contenere le sollecitazioni spingenti della copertura verso quell’alta muratura di perimetro del transetto sinistro”.
Che tipo di attenzioni, nello specifico?
“Il progetto prevede l’inserimento, all’interno del vuoto della parte sommitale del transetto sinistro, di ben strutturate carpenterie d’acciaio che tendano a diminuire o eliminare la spinta della copertura sulla muratura, mettendo in questo modo in sicurezza quella parte delledifi cio. Non è un’operazione semplice e l’intervento non è ancora concluso, anche se ci troviamo in uno stato avanzato dei lavori”.
Per quanto riguarda il campanile?
“Si tratta di un’operazione ancora più complicata, perché il campanile presenta, tra la base e la parte più alta, un fuori piombo murario di molti centimetri. E i lavori per intervenire con il consolidamento hanno incontrato difficoltà importanti”.
Di che tipo?
“Nell’eseguire l’indispensabile scavo di fondazione nell’angusto vano del campanile ci siamo imbattuti in una primitiva struttura muraria di mattoni e sassi, disposta poco al di sotto del piano di calpestio, come una sorta di vòlta prevista con grande intelligenza costruttiva dall’architetto Giovan Francesco Buonamici (1692-1759). Ci si è dovuti necessariamente soffermare sulle reali ragioni di questo inaspettato manufatto, farlo oggetto di studio e di valutazioni di concerto con la Soprintendenza archeologica in supporto a quella architettonica. È stato utile sezionare puntualmente questa vòlta attraverso l’utilizzo di una sonda e, una volta valutato che si potesse proseguire, di concerto con gli ingegneri abbiamo dovuto modificare il progetto di appoggio della struttura irrigidente del campanile, in dipendenza delle acquisite nuove conoscenze. Oggi l’intervento sulla struttura del campanile è in gran parte realizzato, mancano ancora i dettagli della cella campanaria dove vorremmo poter reintrodurre le cinque belle campane, che sono temporaneamente depositate e visibili nel transetto destro della chiesa, rendendole se possibile movimentabili sia grazie a un coerente autonomo impianto elettrico sia manualmente, con le corde, cioè come avveniva un tempo, con le funi tirate dal basso. Vorremmo un giorno, non troppo lontano, poter affermare che il campanile della Collegiata è talmente stabilizzato e collaudato da poter di nuovo diffondere dalla sua alta cella campanaria il suono delle campane che furono volute e realizzate grazie al contributo dei parrocchiani”