Da circa 2000 anni l’ulivo popola le colline riminesi e dagli stessi anni gli abitanti di queste terre hanno trasformato le olive nel prezioso extravergine sempre e solo con due gesti insostituibili: il frangere e il separare. Non è un caso che in provincia di Rimini ci sia la più alta densità di frantoi: per l’esattezza, ben 20. Non è nemmeno un caso che proprio quest’area, nel corso del 2003, abbia ottenuto il marchio “Colli di Romagna”; così, fin dalla stagione successiva è stato possibile produrre, certificare e commercializzare sotto questa denominazione, centinaia di litri d’olio extravergine. Non è neppure strano l’aumento di piante d’ulivo targate Rimini che, da 10 anni a questa parte, sono passata da 300mila alle 750mila attuali. Risultato, il 70% delle olive dell’Emilia Romagna arriva proprio dalla Provincia di Rimini, una “potenza” che inizia sempre più a farsi largo, partendo, ogni anno, dal raccolto. Come da tradizione, a metà ottobre, è iniziata la raccolta delle olive che terminerà proprio in questi ultimi giorni di novembre.
“Come si dice in gergo – sottolinea Luigino Mengucci, responsabile dell’Associazione Regionale Produttori Olivicoli – il 2009 si può definire un anno di carica. Fino a questo momento, infatti, il raccolto è stato più che abbondante e soprattutto di buona qualità. Questo grazie a due motivi: il clima mite che c’è stato e la sparizione della mosca che per questo tipo di piantagione è letale”.
Un raccolto che, però, per ora non si può quantificare, visto che bisognerà attendere il 2010 per avere i dati definitivi.
L’Arpo va a scuola
E per gestire questa grande orcia che è rappresentata dall’Emilia Romagna esiste il lavoro determinante dell’Arpo che oggi rappresenta circa il 60%-70% dei produttori e che porta avanti tutte le strategie per meglio commercializzare e far conoscere l’olio riminese e non solo. Infatti, da diversi anni, l’associazione si sta impegnando nel diffondere, anche nelle scuole elementari, la cultura dell’olio. Un progetto di educazione alimentare che ha visto le radici nella manifestazione Frantoi Aperti, occasione per sperimentare da vicino il ciclo di produzione dell’olio.
I dati dell’Arpo parlano di 20 frantoi distribuiti sul territorio, includendo anche l’ultimo arrivato a San Giovanni in Marignano.
“La maggior parte di essi non lavora solo per i produttori locali, ma anche per quelli fuori regione, visto che alcuni di loro acquistano olive dal centro e sud Italia – chiarisce Mengucci – in media, in ogni punto di spremitura, arrivano 2.500 quintali di olive pronte per essere trasformate. Poi, una volta ottenuto l’olio, si procede alla commercializzazione, buona parte destinata all’auto-consumo diretto dei produttori e il rimanente venduto ai privati”. Raramente olii di questo tipo arrivano sui banchi del supermercato, sia per una questione di filiera troppo lunga sia perché la qualità non è paragonabile.
Il Col.Cor.
Altro riferimento importante per gli addetti ai lavori è il Col.Cor., cooperativa che riunisce 200 olivicoltori tra Valconca e Valmarecchia. Molti degli associati non hanno a disposizione frantoi e strutture adeguate, così ne sfruttano un’unica grande per l’intero raccolto, il famoso Pasquinoni.
Marzia Caserio