Dieci anni fa, il 27 aprile 2010, nasce a Bologna l’associazione Agevolando. Perché la necessità di creare una nuova associazione?
Perché in Italia ancora nessuno l’aveva fatto e fino a quella data non esistevano – se non sporadiche – soluzioni politiche, sociali, culturali alla situazione dei care leaver.
Sì, ma chi sono questi care leaver?
Tecnicamente “ coloro che lasciano il sistema di cura”, tutti quei ragazzi e giovani adulti che nella loro infanzia e adolescenza hanno vissuto un periodo della loro vita “fuori famiglia”: in una comunità di accoglienza, in una casa-famiglia o in affido.
Proprio uno di loro, Federico Zullo, un giorno partecipa a un convegno a Bologna e ascolta parlare di questi temi alcune ragazze, con un’esperienza simile alla sua.
Una volta diventate maggiorenni, e quindi a tutti gli effetti adulte, si erano ritrovate sole, senza una famiglia su cui poter contare e obbligate a diventare da un giorno all’altro autonome in tutto e per tutto.
Federico capisce che c’è solo un modo per cambiare le cose: coinvolgere attivamente altri ragazzi e ragazze come loro, farli uscire dall’invisibilità, renderli protagonisti attivi delle loro vite.
Dal momento della firma di quell’atto costitutivo della nuova associazione ad oggi tante cose sono accadute.
Dopo Bologna, l’associazione si è diffusa a Ravenna, Ferrara e poi a Trento. Nel 2012 è arrivata anche a Rimini.
In quel periodo per la Fondazione San Giuseppe per l’aiuto materno e infantile e per la coop. Il Millepiedi coordinavo un gruppo appartamento dedicato proprio ai neomaggiorenni che provenivano dalle comunità per minori del territorio. Più volte c’eravamo infatti posti la domanda: come continuare a sostenere questi ragazzi anche una volta diventati maggiorenni?
Non è forse un caso che un giorno andando a ritirare un premio per conto della Fondazione a Bologna, mi ritrovai vicina di posto proprio di Federico Zullo. Avevo già cercato informazioni su Agevolando e colsi la palla al balzo per invitarlo a Rimini.
Mi piace ricordare i primi ragazzi con cui abbiamo cominciato questa avventura: Blerin, Naim, Ale, Shagor, Hamdi…e poco dopo Novel, Ahmed, Sima, Ilaria, Francesca, Sofia, Mahmoud, Nurudden, Omar, Jonathan, Julian…che ha ideato il nostro primo slogan: “ 18 anni è bello ma complicato!”.
I ragazzi, come sempre, hanno accolto con entusiasmo la proposta e siamo diventati i primi soci della sezione di Agevolando Rimini.
Nel 2013 grazie all’aiuto (e all’incoscienza!) degli amici e colleghi Diletta Mauri e Manuel Mussoni abbiamo dato vita, primi in Italia, a un esperimento, inaugurando “Se potessi”, lo Sportello del neomaggiorenne della provincia di Rimini.
Volevamo creare un luogo di incontro, confronto, accompagnamento per tutti i ragazzi e le ragazze della nostra provincia che non avevano una famiglia su cui contare.
Lo Sportello non era pensato come semplice luogo in cui erogare servizi ma, anzi, come punto di incontro e aggregazione, luogo di partecipazione attiva e dialogo, attraverso cui organizzare eventi anche grazie alla collaborazione proficua con il Centro giovani “ RM25” e altre associazioni e realtà giovanili.
Negli anni tanti ragazzi e ragazze si sono affacciati a quella porta, centinaia gli accessi ogni anno. Al loro fianco i volontari dell’associazione, che nel frattempo crescevano.
Studenti universitari, educatori, liberi professionisti, insegnanti, pensionati…persone che avevano il desiderio di accompagnare i ragazzi verso l’autonomia.
Nel frattempo, i progetti di Agevolando si sviluppavano: abbiamo realizzato una Guida dedicata a tutti i neomaggiorenni della Romagna, attivato i primi tirocini formativi in azienda per l’avviamento al lavoro, realizzato laboratori per l’autonomia grazie all’aiuto di volontari e professionisti amici, organizzato un’edizione di “ AgevolanDay” a Riccione, una famiglia ha aperto le porte di casa a un care leaver. Il Comune di Rimini e altri enti hanno iniziato a sostenere attivamente i nostri progetti. E poi cene, momenti di convivialità, feste, eventi, collaborazione con altre realtà del privato e del pubblico, partecipazione a manifestazioni, testimonianze nelle parrocchie e nelle scuole…nel tentativo di radicarci nel territorio e farci conoscere. Un gruppetto di persone che ha creduto sin dagli inizi in questo “sogno matto”, malgrado le resistenze, la diffidenza, le fatiche.
Anche a livello nazionale Agevolando cresceva: oggi è presente in 12 regioni d’Italia, da Bolzano a Catania.
Promuove progetti per l’autonomia abitativa e lavorativa dei giovani care leaver, nuovi Sportelli sono stati aperti a Ravenna, Bologna, Milano e Torino, dalla collaborazione tra Agevolando e la Consulta diocesana di Genova è nata la coop. sociale “ È buono” che dà lavoro ai giovani care leaver nella produzione e vendita del gelato. Ma soprattutto attraverso Agevolando è nata per la prima volta in Italia una rete, il Care leavers network, che dà voce ai care leaver in un’ottica di cittadinanza attiva.
I ragazzi stessi hanno scelto come simbolo un cactus (una pianta che ha le spine ma bellissima quando fiorisce), hanno ideato l’hashtag #perfarciascoltare e da alcuni anni hanno scelto di celebrare la giornata dei care leaver il 18 maggio.
I ragazzi, attraverso le loro storie e esperienze, sono stati protagonisti di un cambiamento anche politico. Raggiungendo il Parlamento e le istituzioni, nel 2018 grazie ad Agevolando e ad altre organizzazioni è stato stanziato per la prima volta in Italia un fondo sperimentale per i care leaver che permetterà a tanti ragazzi di essere accompagnati almeno fino al 21esimo anno d’età. Il 29 gennaio 2020 un altro tassello è stato posto per il diritto allo studio dei ragazzi e il loro accompagnamento. In questi mesi la rete dei care leaver ha raggiunto anche il cuore delle istituzioni europee, a Bruxelles, collaborando con altre organizzazioni irlandesi, rumene, inglesi e croate.
Attraverso il network sono state realizzate azioni di auto mutuo aiuto e sostegno reciproco, attività di formazione per i professionisti (giornalisti, educatori, assistenti sociali…) e studenti universitari condotte dai ragazzi stessi, laboratori di storytelling per far conoscere queste tematiche a tutti, non solo agli “addetti ai lavori”, attraverso linguaggi artistici.
A Rimini per esempio grazie alla scrittrice Lorenza Ghinelli e all’illustratrice Mabel Morri la storia di 6 giovani diventerà una graphic novel.
Ma la ciliegina sulla torta per Rimini è stata l’inaugurazione un anno fa di un appartamento completamente concesso in comodato d’uso gratuito da una famiglia riminese per permettere ai ragazzi di vivere un’esperienza di transizione all’autonomia prima di spiccare il volo. Un progetto di housing sociale che ci piacerebbe continuare a implementare. Da circa un anno Lunida Ruli coordina questa esperienza e le altre attività dell’associazione a Rimini, accompagnata da un forte gruppo di volontari, che qui cogliamo l’occasione per ringraziare.
Crescere da soli, senza una famiglia, è difficile.
Come direbbe Alessio: “ Il nostro zaino sulle spalle è più pesante e dobbiamo spesso percorrere un sentiero in salita, ma il nostro zaino contiene anche tante risorse”.
E se incontri le persone giuste, adulti e coetanei disposti a tenderti una mano, se il territorio come un vero villaggio si attiva… forse anche la difficile sfida di diventare grandi può diventare un po’ più piacevole.
Silvia Sanchini