Disegnatore, pittore, illustratore pubblicitario, cantante e performer, Massimo Modula anche nel ritiro forzato causato dall’emergenza sanitaria non ha perso la sua eclettica verve. 50 anni da compiere, Modula partecipa attivamente a numerose iniziative culturali in Rete (da #artistidacasa di IcaroTv a Tribù de Falasch per sostenere l’Ausl Romagna), ha appena composto “Fuori d’Italia”, un brano arrembante e con intelligenti giochi di parole, e sta mettendo a fuoco alcuni lavori con il pennello.
“Partecipo come posso per rimanere in qualche modo unito alla comunità nelle sue varie forme. – ammette sorridente l’artista riminese – La tecnologia anche in questo tra bastone e carota si prende forse troppi meriti ma è indiscutibile che rappresenti comunque una super opportunità”.
Le tue performance arrivano dall’alto…
“Onde evitare fraintendimenti, è il terrazzo del condominio riminese in cui ora abito”.
Attualmente cosa stai facendo? Componi canzoni, disegni?
“Sto dipingendo e disegnando con l’obiettivo di una mostra itinerante dal titolo Ultimo stato. Si tratta di uno sguardo sul presente infuturibile in cui l’essere umano si sposta migrando ora camminando o con mezzi di trasporto occasionali, ai margini del mondo, alla ricerca di un rifugio provvisorio. Il fenomeno in realtà diventa una marcia che sfida il destino senza più aspettative e nemmeno paure, ma con la consapevolezza e la volontà di abbandonare il vecchio mondo e coloro che lo governano”.
Hai lasciato qualcosa in sospeso prima della emergenza?
“Fra i progetti in corso ci sono scritti di poesie, appunti e nuove canzoni, alcune iniziate e ancora in sospeso. Anche nel campo scolastico sto sperimentando in rete un laboratorio di disegno animato a distanza con un gruppo di ragazzi del progetto Zavatta Reloaded (Centro Zavatta di Rimini) con i quali stiamo costruendo un mini cartoon, con i mezzi che l’emergenza ci offre e con la buona volontà di tutti”.
Come trascorri le tue giornate?
“Il più possibile impiegando forze su questi obiettivi come se tutto non fosse accaduto, sapendo che in realtà è un piano per non perdersi nel panico virale”.
Cosa sarà dopo?
“Mi permetto una battuta. Quello che vogliamo che sia, o meglio, sarà quello che siamo diventati o che vogliamo diventare. I pronostici, le statistiche hanno demolito la nostra immaginazione proiettandola in un cubo di Rubik ed è tutta opera nostra, mica delle piante”.
Questa emergenza ci avrà insegnato qualcosa?
“Spero più che altro che non siano sempre gli stessi (quelli che già hanno imparato da tempo) a imparare dalle sciagure ma che ci siano nuovi «contagi»”. (p.g.)