Le sue fotografie da viaggio fanno veramente il giro del mondo. E dalla Riviera Adriatica arrivano a “fissare” momenti della vita quotidiana di Tokyo in maniera così suggestiva da meritarsi la vittoria in un importante concorso fotografico.
Il merito è tutto di Fabio Gervasoni, 33 anni, originario della provincia di Milano ma riminese d’adozione. È lui, macchina fotografica al collo, ad essersi aggiudicato il primo premio al prestigiosissimo concorso internazionale di fotografia di viaggio “Photolux Travel Photography Award 2019”.
L’obiettivo del challenge Photolux Travel Photography Award è quello di invitare fotografi di qualsiasi genere, età, nazionalità, professionisti e non, ad “interpretare il tema della fotografia di viaggio attraverso uno sguardo inedito e originale che offra nuove prospettive dalle quali osservare il mondo”.
Gervasoni ha presentato uno scatto dal titolo “Ichifuji”: una scena immortalata a Tokyo, nei vicoli di Omoide Yokocho, quartiere di Shinjuku. Dalla mirabile fotografia affiora un’atmosfera che sembra lontana anni luce dalla metropoli fatta di grattacieli e luci al neon, tipica delle grandi metropoli giapponesi. “Sembra di immergersi in una bolla rarefatta, piena di vapori, fumo delle griglie, uomini che dopo il lavoro si fermano a fumare e mangiare qualcosa” così descrive la sua opera il giovane vincitore. Tutto emerge da uno scatto di un frammento di quotidianità: odori, sapori ed impressioni quasi vive e tangibili.
La motivazione del premio, attraverso le parole del presidente di giuria, Michele Dalla Palma, è difatti che “l’autore dimostra la capacità di sintetizzare, in una singola immagine, azioni e atmosfere che narrano il vissuto di un viaggio in culture distanti dalla nostra, con la sensibilità di cogliere un frammento di realtà in un luogo «esotico», lontano dalla quotidianità occidentale”.
La foto farà parte di una proiezione a Villa Bottini di Lucca, durante tutta la durata del Festival biennale di fotografia Photolux, in programma nella città toscana dal 16 novembre all’8 dicembre.
Gervasoni sarà ospitato durante gli eventi del main weekend del festival e vedrà la sua fotografia pubblicata su un prossimo catalogo National Geographic Expeditions.
Ma come nascono giovani talenti, come nasce la passione per l’obiettivo?
“Il mezzo fotografico mi ha sempre incuriosito, però mi ci sono avvicinato con più consapevolezza circa quatto anni fa quando – acquisita da autodidatta la tecnica – ho sentito la necessità di confrontarmi maggiormente con il mondo esterno, frequentando corsi e associazioni fotografiche (una su tutte Associazione t.club di Rimini) e cercando di andare oltre il raggiungimento dell’immagine tecnicamente corretta”.
Gervasoni, cosa significa fotografare? Esiste lo scatto perfetto?
“Fotografare per me significa ritagliare dei pezzi di realtà, cogliere aspetti di ciò che mi circonda e riportare agli altri il modo in cui osservo. La dimensione del viaggio e dell’esplorazione lenta sono quelle che sento più vicine, con una particolare attenzione per la luce e la composizione.
Non credo che esista la «buona foto» in termini assoluti: un’immagine è buona nel momento in cui raggiunge l’obiettivo che l’autore di prefigge”.
Quale emozione produce lo “scatto giusto”?
“Mi capita spesso di vedere o immaginare una fotografia prima ancora di realizzarla, premere il pulsante di scatto è solo l’atto finale e rendersi conto di avere impresso quello «scatto giusto» dà sempre una grossa soddisfazione!”.
Quali luoghi, situazioni, personaggi predilige scattare nella tua Rimini?
“Il mio modo di fotografare e i soggetti a cui rivolgo la mia attenzione sono validi tanto nei viaggi dall’altra parte del mondo quanto a Rimini: mi piace osservare e ricercare anche nel quotidiano quella bellezza che può sfuggire a chi vive la città solo come sfondo alle proprie attività quotidiane e non come protagonista. In questo ultimo anno la partecipazione attiva al progetto «mapparimini», dell’Associazione t.club, è stata l’occasione per guardare con attenzione la città e i suoi luoghi, mi ha dato modo di innamorarmi del Duomo, perdermi nei vicoli del Borgo San Giuliano, nelle infinite combinazioni di luci, linee e colori che offrono i bagni al mare. Il progetto si rinnova nel 2020, perciò l’esplorazione continua”.
Giulia Mauro