Scommetto che questo album dividerà il pubblico nuovamente così come la critica, mi sono detta.
E così è stato subito dopo la sua uscita, perché quello che ci si aspetta da un gruppo come Lo Stato Sociale è quello di essere controtendenza, controcorrente, politicamente scorretto e senza freni.
Questo album però non lo è allo stesso modo degli altri due precedenti e se da un lato delude quelli che attendevano un’altra serrata denuncia contro il sistema, dall’altra parte però viene apprezzato da chi preferisce una melodia più ritmata e pop. Poi ci sono anche quelli che pensano che sia un lavoro piatto e poco sensato, costruito ad arte per piacere ad un pubblico medio che non era ancora stato catturato con la precedente denuncia sociale.
Poi ci sono gli ultimi, quelli che credono che il terzo album del gruppo bolognese sia “genialmente” genuino e proprio grazie alla caratteristica di aver rotto la linearità di musica e temi con i vecchi pezzi abbia colto nel segno trovando così un ulteriore modo di attirare l’attenzione per farsi ascoltare. D’altronde non è proprio la rottura a decretare in qualche modo la novità?
Tra pezzi come Eri più bella come ipotesi e le parole di Niente di speciale “Tieniti il tuo egoismo discreto se non sei capace di averlo alla luce del sole” bisogna ammettere che su Lo Stato Sociale vengono dette sempre le solite cose che ricorrono ogni qual volta che un gruppo o un cantante scrive le cose che pensiamo anche noi ma che chissà perché non abbiamo mai scritto.
Amore, lavoro e altri miti da sfatare è il terzo della band bolognese, un album che farà discutere ancora per molto tempo.
Così come la band, che sicuramente lo farà con i suoi prossimi lavori.
Amore, lavoro e altri miti da sfatare Tracklist
Sessanta milioni di partiti
Amarsi male
Quasi liberi
Buona sfortuna
Eri più bella come ipotesi
Niente di speciale
Mai stati meglio
Nasci rockstar, muori giudice ad un talent show
Per quanto saremo lontani
Vorrei essere una canzone