I Supercar e Cin Cin, la Electric Light Orchestra di “Mr. Blue Sky” e i Fleetwood Mac di “The Chain” (dall’ album Rumours), Pac-Man e il walk-man. Non è un’antologia del vintage tra fine anni ’70 e anni ’80, ma solo alcuni dei riferimenti dei Guardiani della Galassia vol. 2, il ritorno (regista compreso) della simpatica banda stellare di manigoldi, eroi dello spazio loro malgrado nel primo episodio ed ora impegnati a salvare di nuovo il cosmo e risolvere nello stesso tempo un mucchio di problemi relazionali tra questioni di famiglia irrisolte e problematiche sentimentali in divenire. I Guardiani (i due film sono legati alla serie a fumetti del 2008, ma il team originale risale al 1969), poco noti al grande pubblico sono diventati celebri grazie al mix riuscito di avventura, comicità e commedia, con tuffi neanche marginali nella “nostalgia canaglia” attraverso citazioni a piene mani da serie tv, film, fumetti e oggetti da museo archeologico (Howard il papero, il celebre fiasco di George Lucas). Così il secondo film della squadra guidata da Starlord (Chris Pratt) attira pubblico con i senior pronti a sbellicarsi di fronte ai riferimenti d’epoca e le nuove generazioni impegnate ad entusiasmarsi di fronte alla componente più movimentata (niente bimbi troppo piccoli per il clima generale con battute allusive più adatto ai grandicelli), conferma l’innegabile tono di divertimento dell’operazione (basta la sequenza sui titoli di testa per scompisciarsi dalle risate) e garantisce il blockbuster di classe.
Nuovi personaggi come l’empatica Mantis e apparizioni di icone cinematografiche (Kurt Russell e Sylvester Stallone), e una colonna sonora di brani noti e recuperi incredibili (“Brandy” dei Looking Glass, 1972) trascinano gli spettatori in 136 minuti di “spasso spaziale”.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani