Con l’enciclica ‘Laudato si’ di Papa Francesco, l’attenzione verso la terra e a sua preservazione ha goduto di una spinta successiva. Il Santo Padre richiama l’attenzione degli esseri umani, ricordando che l’uomo non è il dominatore della terra, ma un custode. Di questo si è discusso al Museo della Città di Rimini con padre Salvatore Frigerio, monaco camaldolese e biblista, Claudio Galli, amministratore delegato di HERAmbiente, Alessio Ciacci, presidente ASM di Rieti e di ACSEL della Val di Susa, e Emma Petitti, assessore al Bilancio della Regione Emilia Romagna. “Nella Genesi – spiega Padre Frigerio – la parola Eden non ha il significato di Paradiso terrestre, ma appare come la definizione di un giardino di felicità che l’umanità ha il compito di preservare. L’importanza dell’enciclica deve interessare anche la politica, richiamando un senso di responsabilità verso il pianeta, superando le logiche di sfruttamento estremo”
Sulla terra, per Padre Frigerio, non dovrebbero esserci padroni ma solo giardinieri. “Bisogna tornare al dialogo, alla comunicazione, che può portare alla cooperazione. È questo quello che scaturisce dalle parole del Papa, ed è in questa direzione che dobbiamo andare. L’Europa non può permettersi di non cooperare, perché questo è un cancro che ci porta all’autodistruzione”.
Sull’importanza del cooperare insiste anche l’assessore Petitti. “Se noi pensiamo che un valore importante per l’umanità sia la cooperazione, allora è giusto scommettere sulle persone e sulle reti sociali, sulla partecipazione e sul coinvolgimento della popolazione nella vita politica. La Regione Emilia Romagna ha mostrato a tutte le altre che cosa si è in grado di raggiungere con degli obiettivi comuni”. L’ambiente deve essere custodito ma anche amministrato, “e chi amministra – sottolinea Petitti – deve riprendere quei valori etici che nell’enciclica vengono esposti molto chiaramente. La politica deve tornare ad avere credibilità e dare importanza ad un valore a cui non possiamo rinunciare e riacquisire così la fiducia dei cittadini”.
Per Claudio Galli ci sono dei punti estremamente stimolanti nell’enciclica del Santo Padre, primo fra tutti l’analisi che viene data alla società attuale, che per oltre due secoli di civiltà industriale ha portato al saccheggio socio-ambientale del pianeta. È necessario un nuovo modello e una nuova leadership politica mondiale. Ma non sempre è facile. Stati Uniti, Cina e India stanno sottoscrivendo il protocollo che deve portare alla riduzione di almeno due gradi della temperatura della superficie terrestre. “Questi Paesi da soli producono il 45% delle emissioni di CO2 nel mondo. Basterebbe arrivare al 55%, ma i 28 Stati membri dell’Europa non riescono a mettersi d’accordo – commenta Galli -. Non partecipare ad un progetto di questo tipo significa anche rinunciare alla ricerca e soggiacere alla tecnologia che ci sarà venduta dagli Stati Uniti o India o Cina”.
Ma che ruolo deve avere un’azienda di gestione dei rifiuti? Secondo Galli “deve puntare sulla politica circolare della gestione di tutte le risorse. Nei prossimi quattro anni si deve sviluppare questo programma che ripensa le metodologie della produzione in modo da non sprecare le risorse ambientali e utilizzarle al meglio. Questo significa utilizzo regolato e sopra ogni cosa, puntare estrema attenzione sul riciclo, punto focale della circolarità”.
Sul significato di questa circolarità si sofferma Alessio Ciacci.
“Studi recenti mostrano come il ciclo di utilizzo della materia, il consumo, il trasporto e lo scarto, impiega circa il 40% dell’impatto umano sull’ambiente. Questa è una visione lineare, dove la materia nasce e muore. Ma se utilizziamo una visione circolare, dove lo scarto viene riciclato e riutilizzato, ecco che riusciamo ad abbattere quasi tutto l’impatto che l’uomo ha sulla nostra terra. È anche questo il messaggio che Papa Francesco vuole mandare, ed è a questo che bisogna guardare”.
La Terra grida aiuto. Lo dice anche uno studio effettuato ogni anno da venti stagioni a questa parte. Si chiama Open Shot Day, ossia “il giorno del sorpasso”, misura il giorno in cui abbiamo terminato le risorse disponibili sulla terra e segna il momento in cui iniziamo ad attingere alle riserve. Quel giorno non arrivava mai fino agli anni ’90, poi da quel momento ad oggi è stato un continuo cammino a ritroso, fino al 2015 quando si è stimato come giorno finale il 13 di agosto. “Questo – aggiunge Ciacci – significa che da quella data si inizia ad incidere negativamente sulle nostre risorse e sui diritti dei nostri figli di poter avere un futuro su questa terra” .
Sara Ceccarelli