Dopo un anno di Missione in Tanzania, suor Lorella Chiaruzzi racconta gioie e fatiche di quella chiamata: “un dono grande e prezioso”
Carissimi amici,
scrivervi è un’occasione per pregare e riflettere e per condividere con voi un “pezzo” della storia che il Signore sta costruendo con me!
Un timido ma convinto “si” pronunciato oltre 30 anni fa in Etiopia, durante un’esperienza missionaria, ha dato inizio ad una grande avventura che oggi come allora è piena di sorprese e ricca di misericordia.
Sono arrivata in Tanzania esattamente un anno fa, dopo 27 anni di vita consacrata spesa nella “missione” in Italia a servizio dei piccoli nella scuola, dei giovani e delle sorelle. Ma il desiderio della missione “Ad Gentes” non si è mai spento e la richiesta della mia Madre Generale di partire come missionaria l’ho accolta come un dono grande e inaspettato.
La nostra missione qui in Tanzania è stata aperta nel 2003, con una comunità nel Villaggio di Guandumehhi – Diocesi di Mbulu – e nel 2008 si è aperta la seconda comunità nella città di Arusha, nella periferia della città, in una zona in cui vivono molte famiglie povere. Svolgiamo attività di evangelizzazione lavorando in parrocchia, nella catechesi, nell’animazione liturgica, nell’animazione giovanile e vocazionale. Insegniamo religione nelle scuole primarie e secondarie. Visitiamo regolarmente le famiglie che vivono attorno a noi con particolare attenzione ai più poveri, in modo da poter conoscere bene la realtà e poter intervenire. Entrambe le comunità, accolgono le giovani che chiedono di condividere e conoscere la vita religiosa, accompagnandole in un serio e lungo cammino di discernimento vocazionale. Le ragazze che chiedono di entrare sono tante, sono un vero dono del Signore e anche un grande impegno per tutte noi.
A Guandumehhi, svolgiamo anche attività sanitaria, infatti fin dall’apertura della missione abbiamo un dispensario, con la presenza di un medico, due infermieri, un’ostetrica, un tecnico di laboratorio. La struttura offre un buon servizio sanitario alla popolazione, ed è stato un forte incentivo per lo sviluppo del piccolo villaggio.
Le due comunità si sostengono con il lavoro dei campi e degli animali, come si usa qui in Tanzania, i prodotti coltivati e il latte, vengono utilizzati per il fabbisogno della fraternità e quelli in eccedenza si vendono. Il lavoro dei campi permette anche di far lavorare diverse persone, in genere si sceglie chi ha veramente bisogno. Durante i lavori periodici, semine e raccolti, si prediligono mamme sole che devono mantenere i propri figli, purtroppo ce ne sono molte, o perché ragazze madri, o perché i mariti se ne vanno per lavorare e molto spesso non ritornano e non pensano alla loro famiglia.
Questo primo anno è passato molto in fretta, e pur non essendo stato semplice, sento di poter dire che è stato un tempo benedetto dal Signore, in cui ho potuto pregare, meditare, riflettere e pensare, perché sicuramente i ritmi della vita e l’idea del tempo, qui in Africa, sono vissuti in modo completamente diverso, pur essendo tante le cose da fare, non corriamo dietro al tempo come spesso succede da noi.
Dopo i primi mesi in cui tutto era nuovo e accompagnato dall’entusiasmo e dal desiderio di capire e di conoscere, sono arrivate anche le difficoltà e le fatiche. Si è fatta sentire la nostalgia, la mancanza delle persone care e delle sorelle con cui ho condiviso la vita. La fatica di una nuova lingua, una nuova cultura, nuove usanze e modi di fare, ovviamente fatiche che ancora vivo, ma che ogni giorno di più pesano meno perché iniziano ad appartenermi e a far parte di me. Spesso mi sono chiesta se non erano tentazioni e ancor di più mi sono affidata e ho affidato tutto al Signore nella preghiera e nell’offerta, questo ha sempre riportato tanta pace e serenità.
Sostegno fondamentale sono state le Sorelle con cui condivido la vita e dopo la splendida accoglienza, ogni giorno mi aiutano ad inserirmi e a conoscere meglio il mondo che mi circonda. Quante volte ho pensato ai nostri fratelli e sorelle che arrivano nei nostri paesi da soli… e il pensiero è diventato preghiera.
Cari amici, in me è sempre stato chiaro che la “Missione” era ed è un dono grande e prezioso, al quale ci si prepara e nel quale si entra in punta di piedi, con estremo rispetto e delicatezza, senza presumere di sapere, di conoscere, di portare, perché quello che si riceve è veramente il centuplo. Se prima, tutto questo era un po’ teorico, oggi lo sperimento quotidianamente e nella mia situazione, se volete anche di povertà, perché ancora non riesco a comunicare, eppure gli sguardi, i sorrisi, le attenzioni mi stanno donando veramente tanto.
Il Cardinal Massaia, missionario in Etiopia per oltre 30 anni, diceva “La missione è un bene così grande che bisogna lasciarsi preparare ad essa”, penso proprio di poter dire, che quest’anno e sicuramente anche il prossimo sia proprio questo tempo di preparazione. Con semplicità e umiltà condivido la vita con le sorelle e con le giovani che sono con noi, studio la lingua, conosco la cultura, visito le famiglie, partecipo alla vita della parrocchia e intanto la missione mi prepara ad essa!
Voglio finire con un augurio, lasciatevi abbracciare dalla Misericordia e siate misericordiosi, così sarete missionari lì nell’ambiente in cui ciascuno di voi vive!
suor Lorella Chiaruzzi
Francescana Missionaria di Cristo