Non è di certo come ti aspetteresti uno studioso, magari minuto e con la schiena ricurva di chi sulla scrivania ci passa gran parte del tempo. No, Padre Ian Boyd, il massimo esperto mondiale di Gilbert Keith Chesterton, lo scrittore inglese della fortunata serie di Padre Brown, è un uomo sulla settantina alto oltre il metro e novanta, imponente e con il piglio ironico. Qui a Rimini per via di un tour tutto italiano all’insegna dei “100 anni di Padre Brown”, grazie alla Karis Foundation, Ian Boyd (nella foto) non ha potuto non parlare dell’influenza che ha avuto nella sua vita questo grande scrittore scomparso nel 1936.
Dopo quella che lo stesso Chesterton definì “una vita immeritatamente felice”.
“Conosco Chesterton fin da quando ero bambino e non ricordo un momento in cui lui non sia stato presente nella mia vita. In casa lo leggeva mio padre e io non ho potuto fare altrimenti… poi, continuai a leggerlo anche in seminario e una volta un vecchio prete mi disse: «Non sei lontano dal regno di Dio se studi Chesterton». Chesterton mi affascina sia per il suo umorismo sagace, sia per il suo modo di concepire il cristianesimo odierno, nonostante sia vissuto agli inizi del ’900”.
Qual è secondo Chesterton la causa che allontana gli uomini dalla verità?
“Pensava che il consumismo fosse l’elemento che mina alla base la nostra società, molto più dannoso di totalitarismi vari. Secondo lui solo nelle cose comuni e semplici si può ritrovare la felicità, la serenità: bisogna imparare a vivere i momenti di pace in cui ci si ricorda di essere vivi”.
Quindi come si può trovare la verità?
“Per capire se c’è la verità bisogna credere, oggi manca il substrato in cui costruire un concetto di verità. Chesterton era un uomo molto razionale ed era proprio questa la sua forza assoluta e rivoluzionaria”.
Qual è l’aspetto più affascinante di Chesterton?
“Il dono dell’amicizia, dello stare insieme agli altri. Non ha mai incontrato un uomo che non gli sia piaciuto, alla fine sono tutti diventati suoi amici… in questo senso Chesterton aveva una visione di vita radicata nella quotidianità. Dedicò gran parte della sua vita agli altri tant’è che alla sua morte un poeta inglese scrisse che San Tommaso dirà a Gesù: «Prendilo perché ha amato la verità mentre San Francesco dirà a Gesù: «Prendilo perché ha amato i poveri»”.
Cosa può insegnare ancora Chesterton ai giovani di oggi?
“La serie di Padre Brown viene letta dai giovani soprattutto in età adolescenziale e credo che mai nessun scrittore come Chesterton sia tanto attuale. Secondo lui chi insegna ai giovani dev’essere portatore di speranza ma anche di sorpresa, perché è la sorpresa che alla gente piace. Quindi, come spesso ricordava, bisogna risvegliare il senso della meraviglia rispetto alla vita comune, bisogna insegnare ai più giovani ad estasiarsi”.
Finora, girando per l’Italia, che riscontro di pubblico ha avuto?
“Ottimo direi. Durante i seminari di Roma sono accorse centinaia di persone ed era proprio quello che avrebbe voluto Chesterton, molto interessato alla comunità piuttosto che all’individualità. Lui infatti era terrorizzato dal fatto di rimanere solo e la prima volta che mise piede in America alcuni giornalisti gli chiesero quale libro avrebbe portato con sé su un’isola deserta, forse Dante, la Bibbia o cosa? Lui cosa rispose? Cento e uno modi per costruire una barca”.
Marzia Caserio